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Cultura giovedì 13 giugno 2024 ore 18:10

Sepolcri dei monaci affiorano nell'antica Abbazia

Il sito sepolcrale
Il sito sepolcrale

Durante i restauri in Sala Capitolare gli archeologi hanno scoperto la testa di un Cristo in terracotta e il sito di sepoltura unico a livello europeo



SCANDICCI — Gli antichi sepolcri degli abati e la testa di un Cristo in terracotta: sono queste le scoperte portate alla luce dagli archeologi durante i restauri dell'Abbazia fortificata di Settimo a Scandicci, alle porte di Firenze, in particolare all'interno della Sala Capitolare. Per la sua integrità, il sito sepolcrale rappresenta un unicum a livello europeo.

All'interno della tomba, gli archeologi e antropologi hanno rinvenuto infatti tra strati di fango ancora umido più di 20 scheletri sovrapposti l'uno su l'altro, il cui studio rappresenterà una ricca fonte di informazioni sullo stile di vita dei monaci dell'abbazia in un periodo di tempo che copre diversi secoli.

Ma la Sala Capitolare di Settimo, le cui indagini archeologiche sono ancora in corso, ha riservato un'altra sorpresa: a poca distanza dal sepolcro, tra frammenti di ceramiche ed elementi robbiani invetriati, negli strati che avevano alzato il pavimento, è stata trovata la testa di un Cristo in terracotta la cui conformazione e i tratti stilistici potrebbero essere riferibili ad un busto della seconda metà del Quattrocento e che è stata restaurata da Elena Alfani della Soprintendenza di Firenze.

Il sito non è nuovo a regalare sorprese: già nel Marzo 2023 lì era affiorato dagli scavi un antico ponte rimasto fino a quel momento sepolto, e che aveva svelato particolari sulla struttura originaria del complesso abbaziale interessato da un progetto di restauro avviato da Don Carlo Maurizi e sostenuto dal Cav Paolo Nocentini patron della Savino Del Bene.

Il restauro: ecco dove

Luogo chiave nella Firenze medievale e rinascimentale, l'Abbazia custodisce al suo interno ambienti ancora da indagare rimasti per secoli sepolti sotto il fango delle grandi alluvioni che sconvolsero la piana fiorentina. Le recenti scoperte sono avvenute durante i lavori di restauro della Sala Capitolare, dove i monaci in passato erano soliti riunirsi per prendere le decisioni che riguardavano la vita dell'abbazia.

In seguito alla rimozione della pavimentazione moderna che copriva per metà del loro sviluppo verticale le colonne in granito della sala, sotto uno spesso strato di sabbia, detriti e i resti un pavimento in gran parte mancante, è emerso quello che è stato identificato come l'antico sepolcro degli abati, la cui memoria era andata totalmente perduta e che ad oggi rappresenta un unicum a livello italiano e europeo in quanto arrivato intatto fino ai nostri giorni.

La scoperta e altre ancora incoraggiano a proseguire l'importante recupero. Nel corso della sua storia l'Abbazia di Settimo ebbe rapporti con alcuni dei più grandi artisti del medioevo e del rinascimento: dal Buffalmacco ad Andrea del Sarto, dal Ghirlandaio ai Della Robbia, da Leonardo Da Vinci a Filippo Brunelleschi.

L'Abbazia e la sua rinascita

Raro esempio di monastero fortificato, l’antica Abbazia di Settimo con le sue possenti mura, torrioni e fossati, si staglia grande e solenne nella pianura alle porte di Firenze. Fondata prima del 1000 probabilmente sui resti di una struttura etrusca o romana, è stata per secoli protagonista della storia economica, politica, artistica, spirituale e culturale della Firenze medievale e rinascimentale.

All'interno del suo scriptorium, tra i più importanti della cristianità, furono redatti preziosi codici miniati, oggi conservati nelle più prestigiose collezioni museali italiane, europee e americane.

Agli anni di splendore si sono alternati anni di grande difficoltà: fra questi il terribile assedio delle truppe di Carlo V del 1530 e le distruzioni provocate dalle alluvioni dell’Arno, in particolare quelle del 1333 e del 1557.

Dal 1600 l'Abbazia si avviò verso un graduale declino fino alla soppressione operata nel 1783 dal Granduca Pietro Leopoldo che portò alla divisione in due parti del complesso monastico: un terzo fu ridotto a semplice parrocchia di campagna mentre i restanti due terzi tra cui il grande chiostro, l'imponente scriptorium, il prezioso capitolo, il monumentale dispensarium, furono acquistati da una ricca famiglia del luogo e adibiti a villa e fattoria.

Nel 2019, dopo decenni di abbandono, finalmente la svolta, grazie all’impegno del Priore Don Carlo Maurizi e del Cavalier Paolo Nocentini, imprenditore e filantropo, che hanno reso possibile la riunificazione del complesso dando l'avvio ad un ambizioso progetto volto a riportare la grande Abbazia al suo antico splendore.

Definita metaforicamente una piccola Pompei medievale, dove alle ceneri del Vesuvio si è sostituito il fango delle grandi alluvioni dell‘ Arno che l’hanno in parte sepolta, l’Abbazia di Settimo è un luogo destinato a riservare importanti e preziose scoperte.


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