E se non mangi tutto... sculaccioni
di - domenica 30 giugno 2024 ore 00:05
Questo non è un articolo sulle diete estive per prepararsi all'orripilante prova costume che, oltretutto, grazie al turismo globale, ormai può capitare in qualunque momento dell'anno.
Oggi vi parlerò di uno storico locale situato in uno dei posti più assurdi del pianeta, Las Vegas. Anzi, a Fremont Street, il nucleo originario della città, a mezz'ora di autobus dallo Strip, in quel punto del deserto del Mojave dove tutto cominciò, nel 1905, con la fondazione lungo la ferrovia di un villaggio di minatori che oggi è diventato il più celebre girone infernale di casinò del mondo.
Il locale in questione è a tema: avete presente i ristoranti vegani? Ecco, l'esatto opposto: il menù propone solo carne annegata nelle salse e accompagnata da bevande dolci e gassate. Un pieno di grassi a ogni boccone e di zuccheri a ogni sorso, effetto ottura-coronarie garantito. Il nome è esplicito: "Heart Attack Grill", attacco al cuore.
Questo ristorante è nato nel 2005 ed è stato un precursore delle esperienze immersive che oggi vanno tanto di moda. Chi ne varca la soglia accetta di sottoporsi a una liturgia che prevede spiacevoli conseguenze in caso di sgarro. Ce lo potevamo perdere, mio marito, un figlio diciassettenne ed io, un posto del genere? Certo che no. E allora vai col rituale, con ampia documentazione fotografica per i posteri.
Per prima cosa, all'ingresso i clienti vengono pesati. E' un passaggio cruciale: quelli che superano le 350 libbre (159 chili) mangiano gratis.
Poi si entra in una sala che ricorda parecchio l'anticamera di un pronto soccorso ospedaliero, con la differenza che i manifesti sulle pareti non invitano alla prevenzione ma esaltano le gioie del colesterolo alto. Caldamente raccomandate le grigliate.
Cameriere vestite da infermiere fanno indossare ai clienti un pigiamino e quando vengono a prendere le ordinazioni le chiamano prescrizioni, come nelle ricette dei medici di famiglia.
La prospettiva di trasgredire tutte le regole dell'alimentazione sana fa benissimo all'umore, i clienti diventano molto allegri e la prima reazione è quella di esagerare nelle ordinazioni, scegliendo hamburger a tre o quattro piani e maxi-hotdog sepolti sotto montagne di chili e di patate fritte.
E' a questo punto che intervengono le 'infermiere': "Guardate che, se non finite tutto, andrete in punizione" ci ha detto sorridendo la deliziosa ragazza bionda che era toccata a noi. "In che senso?" ha chiesto mio marito. "Nel senso che vi mettiamo in quell'angolo e vi sculacciamo" ha risposto la cameriera, facendoci l'occhiolino.
Ci siamo voltati e abbiamo visto una sua collega che indicava con espressione severa a due giovanotti gli avanzi che avevano lasciato nel piatto, poi li accompagnava davanti a una vetrina, li faceva appoggiare a una spalliera e cominciava a colpirli sulle natiche con una paletta di legno - paf, paf, paf, paf - esponendoli al pubblico ludibrio.
Mentre osservavamo la scena, la nostra cameriera ha sussurrato con atteggiamento complice: "Se fossi in voi non prenderei la porzione grande di patate con chili, non riesce mai a terminarla nessuno". Mio marito ed io abbiamo immediatamente ridimensionato le nostre ordinazioni mentre il figlio adolescente, figuriamoci, ha raccolto la sfida confermando tutto. Poi ci ha messo mezz'ora a ingollare quel che gli è stato servito contro i 5 minuti netti che gli bastano a casa per qualunque pasto che mettiamo in tavola. Ma non ha mollato, anche perchè la carne era buona. Nessuno dei tre è finito in punizione.
Quando siamo usciti eravamo satolli e divertiti ma alleggiava nell'aria anche qualcos'altro. Era la consapevolezza che, in quel ristorante strampalato, avevamo mangiato pietanze poco salutari ma anche imparato una lezione: ognuno fa quel che vuole del proprio corpo ma chi spreca il cibo merita una punizione. Anche in un posto come Las Vegas dove si dissipano miliardi di dollari nel gioco d'azzardo.
Un messaggio istruttivo trasmesso in modo efficace. Non è mica una cosa da poco.
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