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Attualità venerdì 01 novembre 2024 ore 10:15
Al tocco tutti a desinare nella Toscana dei tanti dialetti
D'inverno si va con la giubba, perché se si busca la tosse dalla Maremma alla Lunigiana cambia il modo per dirlo al dottore. Mappa del lessico toscano
TOSCANA — Su una cosa tutti d'accordo: al tocco si va a desinare. Ma se all'una i toscani si siedono a tavola tutti insieme e d'inverno si coprono indossando la giubba (il cappotto pesante), poi però quando buscano la tosse per dirlo al dottore dalla Maremma alla Lunigiana i modi cambiano, con i medici di base dell'alta Toscana che si trovano a dover curare la "tuss" e i loro colleghi più a sud che devono ascoltare il genitore preoccupato perché "i' mmi' cittino tosse" (il mio bambino tossisce). E' la Toscana dei dialetti, messe vasta e varia che costituisce un autentico patrimonio culturale in cui echeggiano tempi remoti, costumi rurali, usi territoriali.
A tracciarne una mappa definita si sono applicati in molti, ma poi la lingua - compresa quella dialettale - è in continua evoluzione e sfugge progressivamente agli steccati delle classificazioni.
L'enciclopedia Treccani dedica alla dialettologia toscana un'intera pagina di approfondimento, restringendo i confini regionali linguistici rispetto a quelli amministrativi per via dell'assimilazione delle parlate lunigianesi e della Romagna toscana a quelle transappenniniche romagnole.
Complessivamente uno dei massimi studiosi della materia, Luciano Giannelli, è riuscito a individuare per i dialetti toscani 10 varietà e 8 parlate cosiddette 'grigie'.
Le varietà sono amiatino, aretino, alto garfagnino, basso garfagnino-alto versiliese, elbano, fiorentino, lucchese, massese, pisano-livornese e senese.
Le parlate sono invece quella del sud ovest grossetano e poi viareggino, pistoiese, casentinese, alto valdelsano, volterrano, grossetano-massetano, chianino.
Chetati zuccone, zuchèd e chiorbone!
Le differenze si devono a un lessico si è storicamente composto attraverso contaminazioni da oltre i confini regionali, invasioni, migrazioni e circostanze che hanno caratterizzato variamente i singoli territori. Per questo anche all'interno del territorio regionale capirsi non è così scontato.
Stai zitto a chi, per esempio? Se infatti l'imperativo è ovunque "chetati", poi in alta Toscana ci si rivolge allo zuchèd che è lo zuccone dell'area centrale e il chiorbone della zona sud ovest della regione. Eppure è sempre lui: uno duro di comprendonio.
Se piove dimorto (molto) come ultimamente accade, più o meno dappertutto si calzano le calosce, ma proprio quegli stessi stivali di gomma a Firenze possono esser chiamati sciantillì e guai a confonderli con la golosa crema a base di panna montata.
In quei casi sortire (uscire) sarebbe da strulli in Maremma, da citrulli nella Toscana centrale o da scèm com’ la fioròna (stupido come un fico fiorone) in area lunigianese, persin da brodi a Pisa: insomma, da persone scarsamente intelligenti.
Meglio in quel caso restare poventa (riparati dal vento) senza sortir dall'uscio di casa (uscire dalla porta) come veri sciaborditi (persone con poco cervello). Per fortuna in questo ponte d'Ognissanti il tempo è bello, e il problema non si pone. Bòna (arrivederci, signore e signori)!
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