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Attualità venerdì 04 luglio 2025 ore 09:00

Con l'etnoclinica una marcia in più alla sanità carceraria

carcere

Barriere linguistiche e culturali spesso ostacolano la presa in carico e la cura dei detenuti stranieri. Il progetto mira ad abbatterle



TOSCANA — Una marcia in più alla sanità carceraria grazie all'etnoclinica, entro un progetto innovativo che mira ad abbattere le barriere linguistiche e culturali che spesso ostacolano la presa in carico e la cura dei detenuti stranieri, quota significativa della popolazione carceraria regionale: la giunta toscana ha approvato il "Progetto per la realizzazione di interventi di etnoclinica in carcere", iniziativa finalizzata proprio a migliorare l’assistenza sanitaria per i reclusi stranieri. 

Elaborato in collaborazione con i direttori delle Aree sanità penitenziaria e approvato dalle direzioni sanitarie delle Aziende Usl toscane, il progetto nasce dalla necessità di superare quanto spesso ostacola la presa in carico e la cura dei detenuti stranieri da parte degli operatori sanitari.

Per garantire un’assistenza clinica e terapeutica appropriata, il progetto prevede l’attivazione di percorsi sanitari integrati con il supporto di psicologi, etnopsicologi, antropologi, mediatori etnoclinici e linguistici, ed etnopsicoterapeuti.

All’iniziativa sono state destinati 80mila euro, ripartiti tra le tre Aziende sanitarie toscane in base alla presenza di detenuti stranieri nelle rispettive aree di competenza: 42mila euro all’Azienda Usl Toscana Centro, 28mila all’Azienda Usl Toscana Nord Ovest e 10mila all’Azienda Usl Toscana Sud Est.

La sperimentazione avrà durata di un anno, al termine del quale sarà effettuata una valutazione.

"L’iniziativa si inserisce nell’impegno della Regione Toscana per una sanità equa e accessibile - ha detto il presidente Eugenio Giani -, anche in contesti complessi come quello carcerario dove il rispetto delle diversità culturali può fare la differenza nella qualità delle cure e nel percorso di recupero".

"Questo progetto rappresenta un passo importante verso un sistema sanitario penitenziario sempre più inclusivo e attento alle specificità culturali", ha dichiarato l’assessore regionale al diritto alla salute Simone Bezzini. "Garantire un’assistenza adeguata a tutti i detenuti, a prescindere dalla loro provenienza, è un dovere civico e un elemento fondamentale per la riabilitazione e il reinserimento sociale".


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