Attualità lunedì 05 dicembre 2022 ore 19:00
Eutanasia,appello di un toscano malato di sclerosi multipla
E' l'associazione Luca Coscioni ha diffondere il videomessaggio di Mib, 44 anni, e del suo babbo. Nel 2022 in 9.700 si sono informati sul fine vita
TOSCANA — "Vorrei essere aiutato a morire a casa mia": è l'appello che parte dalla Toscana e a rivolgerlo a persone e istituzioni è Massimiliano, detto Mib, 44 anni e da 6 malato di sclerosi multipla. In un video in cui compare insieme al suo babbo, spiega la sua condizione di dolore, la perdita progressiva di funzioni del suo corpo, e chiede "vorrei essere aiutato a morire senza soffrire in Italia".
Il videomessaggio di Mib è stato diffuso dall'associazione Luca Coscioni e riapre il dibattito sul fine vita. Dall'associazione si fa sapere che le richieste di informazioni o di aiuto in materia aumentano: "Negli ultimi 12 mesi sono oltre 9.700 le persone che hanno chiesto informazioni sul fine vita. In particolare, più di 20 persone al mese (quasi una persona al giorno) hanno chiesto informazioni e il modulo per accedere al suicidio medicalmente assistito in Italia o contatti con le associazioni Svizzere", enumera una nota dell'associazione stessa.
E poi il toscano Mib, che nel video racconta perché vorrebbe porre fine alle sue sofferenze in Italia, senza dover andare all’estero come afferma di star pensando di fare. Sì perché il caso di Massimiliano - che non è “tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale” - è fuori dall'ambito dei casi previsti dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato\Dj Fabo per l’accesso al suicidio assistito in Italia.
Quella sentenza prevede che il suicidio assistito sia possibile e legale quando la persona malata che ne fa richiesta è affetta da una patologia irreversibile, fonte di intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche, pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli e tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e che queste condizioni siano state verificate dal sistema sanitario nazionale.
“Mi chiamo Mib, e a 44 anni vorrei essere aiutato a morire a casa mia. Da 6 anni soffro di una sclerosi multipla che mi ha già paralizzato. Posso muovermi solo in sedia a rotelle con l’aiuto di qualcuno. Non sono più autonomo in niente, non posso più alzarmi dal letto o andare in bagno da solo. La malattia progredisce e peggiora giorno dopo giorno. Riesco ancora a muovere il braccio destro, ma mi sta abbandonando pure lui, non ha più presa. Mi sento intrappolato in un corpo che non funziona più, una macchina rotta", racconta di sé Massimiliano.
"Per questo vorrei essere aiutato a morire senza soffrire in Italia, ma non posso, perché non dipendo da trattamenti vitali. Sto pensando di andare in un altro Paese. Tutte le persone che mi vogliono bene rispettano questa scelta. I miei amici, le mie sorelle… anche mio padre", afferma col papà al suo fianco.
Il tesoriere dell'associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, sottolinea il "silenzio assoluto" dei partiti e della politica, "forse nella speranza che noi prima o poi ci fermeremo o che la questione possa essere spazzata sotto il tappeto. Noi invece andiamo avanti", afferma.
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