Brevemondo domenica 28 settembre 2025 ore 06:30
Trump-Netanyahu, Flotilla e Alberto Trentini

Netanyahu dà spettacolo e Trump ci riprova con la pace, l'appello di Mattarella alla Flotilla e una piccola, buona notizia dal Venezuela
. — Benvenuti a Brevemondo. Cominciamo.
Lo show di Netanyahu e la pace di Trump
All’assemblea delle Nazioni Unite il primo ministro Benjamin Netanyahu, com’era già stato ormai un anno fa, quando esibì le due mappe intitolate The Curse - che raffigurava l’estensione dell’influenza iraniana sul Medio Oriente - e The Blessing - cioè una sorta di alleanza strategica tra Egitto, Sudan, Arabia Saudita e, appunto, Israele - ha dato nuovamente spettacolo. A fronte di diverse delegazioni che hanno preferito abbandonare l’aula prima del suo discorso, Netanyahu, oltre a esporre nuovamente la mappa The Curse, stavolta raffigurante i fronti israeliani tra Striscia di Gaza, Cisgiordania, Libano, Siria e Yemen, ha mostrato anche un cartellone che avrebbe dovuto rappresentare una specie di quiz e si è appuntato sull’abito un codice Qr. Questo, se inquadrato, avrebbe portato gli utenti su un sito web che documenta la strage del 7 ottobre 2023.
Tutto ciò avviene mentre Israele sta continuando nella sua offensiva contro Gaza. Qui, l’esercito israeliano sta continuando nelle proprie operazioni che, secondo il gabinetto di sicurezza di Netanyahu, dovrebbero portare allo sradicamento di Hamas, alla liberazione degli ostaggi e al controllo della Striscia, per installare poi un’amministrazione affidata né ad Hamas, né all’Autorità Palestinese. Nelle ultime ore, però, sembra che si sia riaperto il canale diplomatico, grazie all’intervento del presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
In un incontro avvenuto venerdì tra Steve Witkoff, l’inviato dello stesso Trump, e alcuni leader dei Paesi arabi durante i lavori delle Nazioni Unite, è stato infatti svelato un piano di pace in 21 punti, che Hamas pare aver accettato. Al centro, il rilascio di tutti gli ostaggi nell’arco di 48 ore, in cambio della liberazione di alcune migliaia di prigionieri palestinesi, il divieto di ulteriori attacchi contro il Qatar come avvenuto invece nei giorni scorsi e la ripresa del dialogo per arrivare a una coesistenza pacifica. Di fatto, il piano statunitense, pur non riconoscendo formalmente lo Stato palestinese, ne certifica le aspirazioni. Del resto, Trump, che aveva anticipato ai Paesi arabi come non avrebbe permesso in alcun modo l’annessione della Cisgiordania da parte di Israele, appare particolarmente infastidito dai continui attacchi contro Gaza e, dopo l’offensiva contro il Qatar, ha deciso di tenere una posizione più dura.
Il piano della Chiesa cattolica per la Global Sumud Flotilla
Le 48 imbarcazioni che da settimane hanno deciso di portare fisicamente degli aiuti umanitari alla popolazione palestinese di Gaza, rompendo così il blocco navale imposto da Israele, si trovano momentaneamente in una fase di stallo. Attorno alla loro missione, cui partecipano anche diversi attivisti italiani, si è discusso a lungo, soprattutto negli ultimi giorni, visto gli interventi della Chiesa cattolica, in particolare del Patriarcato di Gerusalemme, e del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Nel dettaglio, il Patriarcato di Gerusalemme, ovvero una diocesi della Chiesa cattolica suddivisa in quattro vicariati e retta dal cardinale Pierbattista Pizzaballa, tra l’altro uno di coloro che ad aprile scorso era stato indicato come possibile successore di papa Francesco, si è reso disponibile a fare da tramite per consegnare gli aiuti umanitari della Flotilla. In breve, gli aiuti sarebbero affidati alle parrocchie di Cipro, uno dei vicariati del Patriarcato, per poi essere trasferiti al porto israeliano di Ashdod; da qui, grazie alle Misericordie, sarebbero trasportati a Gaza tramite un corridoio umanitario ad hoc. Un piano che è stato appunto sostenuto anche da Mattarella, che ha lanciato un appello alla Flotilla affinché si evitino rischi e reazioni violente da parte di Israele.
A seguito delle parole del presidente della Repubblica, nonostante con un comunicato ufficiale la Flotilla abbia respinto la mediazione della Chiesa cattolica e riconfermato l’intenzione di rompere il blocco navale israeliano, sembra però che si sia aperta una trattativa. Quel che è certo è che la portavoce della delegazione italiana della Flotilla, Maria Elena Delia, è tornata a Roma e sta avendo una serie di interlocuzioni con le istituzioni. Anticipare le evoluzioni delle prossime ore è complicato: infatti, se da un lato sembra aperto un canale diplomatico, dall’altro la stessa Flotilla ribadisce l’intenzione di voler non solo consegnare gli aiuti, ma anche interrompere il blocco navale e, dunque, procedere con il proprio viaggio.
Alberto Trentini sta bene
Non è una tipica notizia di Brevemondo, ma merita di essere riportata. Finalmente, dopo 312 giorni di carcere, Alberto Trentini, cooperante italiano che si trova in prigionia in Venezuela, ha ricevuto la visita dell’ambasciatore Giovanni de Vito, che ha potuto parlare con lui per circa una mezz’ora. Al termine della quale ha informato il Governo e i genitori di Alberto che il giovane veneziano si trova in buone condizioni di salute.
La vicenda di Alberto Trentini non è unica, purtroppo. Basti pensare tanto il caso che ha fatto grande clamore a dicembre dello scorso anno, legato alla giornalista Cecilia Sala, imprigionata in Iran per diversi giorni, oppure al fatto che lo stesso ambasciatore de Vito, mentre ha incontrato Trentini, ha potuto far visita anche a un altro italiano incarcerato in Venezuela, ovvero l’imprenditore Mario Burlò. In ogni caso, la prigionia di Trentini risale ormai a novembre 2024 e, da quel momento, ha potuto contattare la famiglia soltanto un paio di volte.
Da quel che è noto, Trentini, che operava in Venezuela per conto della ong Humanity & Inclusion, sarebbe stato arrestato durante un viaggio tra Caracas e Guasdalito, una città al confine con la Colombia. Fermato a un posto di blocco, il cooperante sarebbe stato arrestato e portato in carcere, senza che le autorità giudiziarie venezuelane abbiano mai comunicato le vere accuse nei suoi confronti. Da quel momento, si sono susseguiti mesi e mesi di prigionia, con pochissime notizie sulle sue condizioni. Dopo la visita dell’ambasciatore de Vito, però, potrebbe essersi riaccesa una speranza e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha contattato la madre di Trentini, assicurando impegno per un esito positivo.
Il pezzo della settimana
Sulla sistemazione futura della Striscia di Gaza ne sono state dette e scritte molte: dalla Riviera del Mediterraneo proposta da Trump all’affare immobiliare da spartire a metà tra Israele e Stati Uniti lanciato dal ministro Bezalel Smotrich. Negli ultimi giorni, invece, ne è spuntata un’altra: la prossima amministrazione della Striscia, una volta raggiunta un’intesa tra Israele e Hamas, dovrebbe passare sotto una sorta di controllo internazionale temporaneo che avrebbe come figura di riferimento l’ex premier britannico Tony Blair. Un’ipotesi che sembra più di una suggestione e che è stata svelata da The Times of Israel. Si legge qui.
La canzone della settimana
Per capire come si evolverà il conflitto a Gaza e quali saranno le prossime mosse della Flotilla, non resta che aspettare. L’accettazione di un piano di pace da un lato e di una mediazione dall’altro.
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