Imprese & Professioni giovedì 10 dicembre 2020 ore 14:50
Disservizi sul Cashback IO: da Palazzo Chigi “flussi di traffico imponenti”
Si lamentano alcuni disservizi dell’app IO da parte di tutti i richiedenti del programma di Cashback indetto dal Governo con il DPCM del 3 Dicembre 2020. Un ingente programma di incentivazione ai mezzi di pagamento digitali che si struttura in due anni, a scadenze semestrali.
ITALIA — Il Piano Cashback, inaugurato in via eccezionale per il periodo natalizio, dunque, anticiperà il primo cashback a Febbraio. Il programma prevede in totale due cashback da 150€ ogni semestre e due super-cashback per i primi 100mila cittadini che realizzeranno più transazioni.
Si tratta di un’incentivazione che ha registrato un indice di gradimento tanto elevato che le registrazioni hanno attualmente superato il milione, con picchi di oltre 6000 iscrizioni al secondo.
«Sono numeri impressionanti- commenta Palazzo Chigi -Questi imponenti flussi di traffico che insistono sulla sezione Portafoglio dell'app IO stanno causando alcuni problemi che si risolveranno a breve».
Non poche persone, infatti, hanno riscontrato difficoltà nel registrare i propri sistemi di pagamento elettronico, chiaro segnale che l’app IO e i database della Pubblica Amministrazione non sono riusciti a tenere il passo con l’elevato numero di richieste.
La natura del disservizio: come funzione l’app IO
Il funzionamento dell’app IO, spiega l’articolo di Andrea Chiozzi di PrivacyLab, è semplice: si tratta di un’interfaccia che permette al singolo cittadino di accedere a tutti i servizi della Pubblica Amministrazione.
Non si tratta, dunque, di un’app ad accesso diretto al database dei vari enti della Pubblica Amministrazione ma di un servizio progettato dalla PagoPA.
La PagoPA si limita ad essere responsabile esterno del trattamento mentre titolare del servizio è la Pubblica Amministrazione. Per questo motivo il disservizio è connesso alla difficoltà di gestire il gran numero di richieste piuttosto che a un malfunzionamento dell’app stessa.
La PagoPA, infatti, non ha accesso ai dati dei singoli cittadini: si occupa semplicemente di curare il funzionamento dell’interfaccia. Come accaduto altre volte (ad esempio in occasione del Decreto Rilancio a Maggio), un numero troppo elevato di accessi e di richieste può mandare momentaneamente in tilt il sistema.
Contrariamente a quanto affermano alcune fake news in circolazione, l’app IO, infatti, non ha nulla a che vedere con il tracciamento e la gestione dei dati dei cittadini (non è, cioè, in funzione della Pubblica Amministrazione), ma riguarda esclusivamente la creazione di un’interfaccia comune a tutti i servizi pubblici.
Ecco perché il disservizio è connesso esclusivamente ad un sovraccarico del sistema e non ad una sua falla, come pure si è sentito dire.
La sicurezza dell’app IO: il GDPR
La sicurezza dei dati immessi sull’app IO è regolamentata da un’apposita sezione del GDPR (General Data Portection Regulation).
Questa sezione garantisce che le operazioni realizzate con IO vengano sottoposte al Codice dell’amministrazione digitale e al vaglio del Garante per la protezione dei dati personali. Sancisce, inoltre, i livelli di protezione dei dati e di tutela della privacy, stabilendo la permanenza dei dati nella memoria volatile del sistema solo ed esclusivamente per il tempo necessario al completamento delle operazioni in corso.
L’accesso all’app, d’altro canto, viene identificato attraverso SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale).
Un utile paragone: l’app IO si rivela, in questo modo, essere molto più sicura rispetto alle altre applicazioni di uso quotidiano, come Whatsapp o Telegram.
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