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Attualità domenica 13 dicembre 2020 ore 13:11
Rimossa la latrina alla turca della "discordia"

L'opera dell'artista aretino Lelli è stata esclusa dalla mostra I Mille di Sgarbi a Castiglioni. Rischiato l'incidente diplomatico con Ankara
CASTIGLION FIORENTINO — Ha rischiato di diventare un caso internazionale. Un incidente diplomatico nella triangolazione Castiglion Fiorentino, Roma e Ankara. Il caso è quello dell’opera selezionata per la mostra I Mille di Sgarbi, inaugurata ieri dal critico d’arte e dal sindaco Mario Agnelli.
Una mostra aperta e subito chiusa per le disposizioni nazionali anti-Covid che rendono off limits musei ed esposizione. L’opera dell’artista aretino Paolo Lelli è stata rimossa stamani dalla sezione espositiva allestita nel complesso del sistema museale castiglionese.
L’artista
aveva dipinto di rosso il bagno alla turca e disegnato ai lati una stella a
cinque punte e la mezzaluna, due simboli della bandiera nazionale turca. Pare che
proprio dalla Turchia siano arrivate a Roma le rimostranze di alte sfere
governative che non hanno apprezzato la creatività dell’artista aretino. Da
ieri si sono susseguite una serie di telefonate con autorità locali, Sgarbi e
rappresentanti di governo ai quali sarebbe arrivata l’irritazione del governo
turco per l’opera ritenuta una “provocazione”.
Da Roma è stata manifestata al
critico d’arte “preoccupazione per il clima di tensione”, di qui la decisione di
Sgarbi, d’intesa con gli organizzatori della mostra e il sindaco Mario Agnelli,
di ritirare l’opera.
L’autore sorpreso da tanto clamore commenta: “Condivido anch’io
la scelta di ritirare l’opera: non pensavo che un’allusione ironica potesse
scatenare questo putiferio”. Fine della storia? Non proprio perché l’amministrazione
comunale di Castiglion Fiorentino ha deciso di invitare ufficialmente l’ambasciatore
turco in Italia a visitare l’esposizione.
“Aderiamo alla decisione di escludere
l’opera da quelle in esposizione anche se l’amministrazione comunale ha solo
messo a disposizione i locali per la kermesse, interamente curata e organizzata
dall’associazione Lo Stato dell’Arte”, commenta l’assessore alla Cultura
Massimiliano Lachi che, tuttavia, si sofferma su un ragionamento culturale più ampio. “Abbiamo invitato l’ambasciatore turco in Italia
nella nostra città affinchè questa vicenda possa diventare momento di riflessione
sull’arte e la sua funzione non solo culturale ma anche sociale. Un’occasione di
confronto sul fatto che l’arte possa essere anche provocazione. Ci sono tantissimi
esempi di opere d’arte sul cui contenuto intrinseco si è discusso a lungo e si
continua a farlo oggi”.
Lachi aggiunge: “Sarebbe davvero una bella opportunità anche
per un ragionamento sul popolo turco e sui diritti umani”. Non a caso la mostra
I Mille di Sgarbi che avrebbe dovuto concludersi a marzo, è stata prorogata al
2 giugno.
Sgarbi nei giorni scorsi aveva postato sul suo profilo Facebook l’opera “della discordia” riferendo di aver ricevuto “insulti e minacce”. Oggi spiega: “In quella scultura c’era solo un calembour, un banale gioco di parole, solo ironia. Non era certo una dichiarazione di guerra, men che meno un attacco al governo turco o all’Islam. C’è stata una evidente strumentalizzazione alla quale non intendiamo prestare il fianco. A riprova di ciò ho chiesto al sindaco d’invitare in città l’ambasciatore turco in Italia per il prossimo marzo. Non potrà certo essere una opera d’arte a incrinare i rapporti tra Italia e Turchia, paese, peraltro, che amo”.
Caso chiuso? Chissà.
Lucia Bigozzi
© Riproduzione riservata
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