Vini pieni di luce ed allocchi
di - giovedì 06 gennaio 2022 ore 07:30
1805-1814 un periodo breve quello che ha svolto Elisa Bonaparte insieme a suo marito Felice Baciocchi nel governo del principato di Piombino, ma sufficiente per scuotere l’apatia dei precedenti governanti della famiglia Boncompagni Ludovisi rei di avere ridotto il popolo del principato in miseria e decadimento generale.
E’ il 1808, ed Elisa scrive a suo fratello Napoleone facendogli presente che Piombino è un deserto senza culto, senza fiumi, senza agricoltura e senza leggi. Le paludi crescono, le strade sono aperte ma dissestate, i boschi si intrecciano, i vigneti di Bordeaux e Champagne si sono acclimatati (forse si riferiva ad una viticoltura da lei intrapresa somigliante a quei luoghi francesi?), e le miniere vi sono in piena attivita. Elisa, inoltre, dice: governare vuol dire decidere e decidere vuol dire avere la luce della conoscenza con funzionari fedeli al principato.
Elisa non ebbe il tempo di cambiare le inadempienze trovate nel principato, solo nove anni di governatorato napoleonico sono pochi. Per dimostrare la credibilità, Elisa, nel rilancio della agricoltura, acquista delle viti di Malvasia in Marsiglia e le diffonde in tutto il principato là dove i luoghi più adatti lo permettevano, (ecco che gli ricordava le zone Bordeuaux e Champagne), non certo negli acquitrini delle pianure maremmane. Nel documento qui sotto ne è una prova.
Molto tempo è passato ma la condizione di vita economica e quella culturale di questa parte della Maremma ben poco è cambiato. Siamo nel dopo la Seconda Guerra Mondiale, 1946, c’è molta voglia di cambiare tante cose ma c’è anche tanta confusione ideologica per mancanza di “LUCI”. Quelle luci che ricordava Elisa Bonaparte.
C’era tanta voglia di divertirsi. Era il 1946, due amici compagni tornano camminando da ballare da una festa, è tarda notte e uno dei due vede una luce in lontananza e dice: guarda in quella casa sono sempre in attività; forse avranno da fare qualche lavoro extra imposto da padroni del podere. L’atro risponde: forse sono nella stalla per il parto di una vacca; ma comunque è sempre una vita disagiata. Avviciniamoci a vedere per darli un aiuto. Più si avvicinano alla luce più questa si moveva; Arrivano a pochi metri e la luce prende il volo. Era un allocco dai grandi occhi luminosi.
Voglio dire che per distinguere le luci creative che evidenziava Elisa Bonaparte occorre una mente aperta ad ogni evenienza. Oggi, come nel 1946, in Val di Cornia si scambiano ancora allocchi per “luci” in molti settori della vita produttiva. Solo per il vino ci sono compagni che hanno avuto una visione molto aperta già dal 1980.
Oggi, ci sono vini che sono autentiche “luci”, ci sono alcuni compagni che le sanno distinguere e perciò diminuiscono anche gli allocchi.
I vini prodotti con uve di Malvasia Toscana, Malvasia di Candia, Malvasia istriana, Malvasia Nera e diversi altri tipi, non ne vengono più fatti, perlomeno in Val di Cornia. Prima era una uva che veniva assemblata con altre uve Bianche e Nere, oggi, è quasi scomparsa dai vigneti di questa parte di Maremma. Ho scelto un passito dell’Emilia, IGT Al Pasì, fatto con uva Malvasia di Candia, in Ziano Piacentino.
Profumo: intenso, fruttato, con sentori di miele ed albicocca, frutta candita e sentori floreali. Gusto: dolce, franco, si ripete il fruttato, ampia e persistente sensazione finale.