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giovedì 05 dicembre 2024

TURBATIVE — il Blog di Franco Bonciani

Franco Bonciani

Franco Bonciani, fiorentino, tecnico, docente e dirigente sportivo, gestore di impianti natatori. Con uno sguardo attento e scanzonato su quello che gli succede attorno

Io non sono Anna Frank

di Franco Bonciani - giovedì 26 ottobre 2017 ore 07:00

Anna Frank
Anna Frank

No, non sono Anna Frank. Non sono una ragazzina, non sono ebreo, ho 58 anni, ho avuto la fortuna di crescere in un paese senza guerre. In casa mi insegnavano cose belle, non eravamo ricchi ma dignitosi ed onesti, sono cresciuto con nonni che di guerre se n'erano vissute due, sapevano cos'era stato il fascismo. Strano a dirsi, non li ho mai sentiti una volta ricordare che i treni a quei tempi arrivassero in orario. E nemmeno un altro grande vecchio al quale devo molto, il mio allenatore e maestro Enzo Zabberoni, mi ha mai raccontato aneddoti piacevoli di quel periodo.

Comunque in casa si apprezzava il valore della pace, del bene comune, si sapeva cosa si poteva rischiare se non si fosse fatto tesoro di quei racconti misti di dolore, fame, disperazione, valori umani. Mi considero un uomo fortunato, e cerco di trasmettere quegli insegnamenti ai miei figli.

Anche Anna Frank, a suo modo, ha avuto fortuna. Nella sua breve vita, breve come quella di troppe sue coetanee ebree, ha trovato il modo di lasciare una traccia, un esempio, un ricordo importante che servisse da monito ad altre generazioni.  Non voglio farla troppo lunga: si sa, si deve sapere benissimo chi è stata Anna Frank, tirata in mezzo adesso da una banda di mentecatti da curva di stadio, e da quella retorica che ne è venuta dietro in questi giorni.

Mi fanno schifo quei tifosi, ai quali, almeno, do l'attenuante di essere dei completi imbecilli, ignoranti, ce n'è di gente così in giro. Sempre troppa, e sempre di più, basta andare sui social e ci si leva la voglia. Ma peggio ancora è il coro degli indignati, a tutti i livelli, che fanno gli scandalizzati solo quando vanno sul sicuro. In particolare i politici, quelli che hanno sempre la frase ad effetto e la battuta pronta in casi come questi, dicono la cosa giusta con tono solenne. Gli stessi che in altre situazioni non aprono bocca fino a quando non trovano il conforto di un sondaggio che gli indichi la cosa migliore da dire. 

Quelli che fanno finta di non vedere, di non sentire. Quelli che fischiettano indifferenti fingendo di ignorare cosa succede quando è conveniente far da grulli. Non avviene solo nello sport, magari!Gente buona per selfie con tifosi e sostenitori, battute piacione, scarsina se si deve prendere una decisione che possa comportare il rischio di perdere un voto.

Furbetti sulla plancia di comando che anziché far rispettare le regole, la forma, la sostanza, giocano sull'equivoco, sull'interpretazione dubbia e subdola delle regole. A volte fanno i buoni per mancanza di coraggio, spesso smemorati e distratti ad orologeria. Disinformati a loro insaputa, che non gliel'avevano mica detto che negli stadi c'era quella roba lì, tipo Genny 'a Carogna: ah, se l'avessero saputo...

Se l'avessero saputo, a quei tempi, che Anna Frank rischiava la vita, magari adesso sarebbe stata ancora viva. Non ci sarebbe stato il suo diario, né Auschwitz, o Birkenau, Mauthausen. Le Foibe, Srebrenica, Sabra e Chatila e tutte le altre volte dove l'uomo è stato il peggiore degli animali possibile. 

Facile voltarsi, far finta di non sapere, se l'obiettivo non è il bene comune, ma (forse) qualche voto in più alla prossima tornata elettorale.

Franco Bonciani

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