Le voci del bosco di giorno
di Chi mette al centro la persona - lunedì 07 febbraio 2022 ore 07:30
Quando mi immergo nel bosco, lo faccio in silenzio e lentamente. Attraverso un ingresso fatto di cespugli, di strade che si restringono, di alberi ravvicinati.
C’è un passaggio tra fuori e dentro il bosco che le mie pupille percepiscono, dilatandosi e permettendo alla vista di adattarsi al passaggio dalla luce all’ombra.
Se ci soffermiamo possiamo percepire attraverso il corpo l’energia che cambia tra fuori e dentro il bosco, con i piedi ben appoggiati a terra, la colonna vertebrale distesa con il coccige che si allunga verso la terra e la sommità del capo verso il cielo, il nostro corpo diviene un’antenna in grado di captare tutti i cambiamenti dell’ambiente intorno ad esso.
Entrando nel bosco sollevo lo sguardo verso l’alto per osservare gli alberi che dimorano in questa casa, più mi immergo più gli alberi si fanno alti per raggiungere la luce del sole. E dal sole raccolgono l’energia per nutrirsi, rafforzarsi e crescere. Quel tronco allungato, apparentemente immobile mi chiama. Mi avvicino piano piano e appoggio una mano sulla corteccia. Mi commuove questo incontro. Mi sento onorata nel fare conoscenza con un essere la cui vita è dedicata a stare fermo tutto il tempo a guardare e ricordare. In questa apparente immobilità e indipendenza sono in grado di comunicare e scambiare informazioni anche a grandi distanze. Ogni famiglia di alberi lo fa attraverso un linguaggio specifico, ogni specie ha un suo dialetto, come noi esseri umani. Parole che viaggiano con l’aria e il vento e attraverso una rete sotterranea fatta di radici, di connessioni, di scambi e sostegni.
Possiamo imparare molto dagli alberi, il potere di radicarci alla terra per sentirci centrati, fermi, sicuri; l’importanza di creare sani confini tra noi e gli altri attraverso un cappotto protettivo intorno al corpo; il mantenere un portamento eretto allungato verso il cielo così da rimuovere i ristagni di energia nei muscoli e nei tendini e una chioma, una mente sempre aperta e flessibile ai cambiamenti.
Camminando nel bosco di giorno colgo la bellezza che si manifesta intorno a me in tutte le sue sfaccettature e la sua impermanenza. È un’esperienza dell’attimo presente, non c’è prevedibilità, la natura di manifesta ogni giorno differente. Ogni volta la osservo come se fosse la prima volta e porto dentro di me l’insegnamento dell’incertezza che mi aiuta a superare l’ansia, lo stress e la tristezza che si creano dal voler fissare eventi, situazioni, relazioni.
Quando sono al centro del bosco cerco un angolo, una radura nella quale penetra la luce del sole e lasciandomi guidare dalla voce del cuore, che mi indica un punto preciso, mi sdraio a terra o mi siedo su una pietra quando il suolo è umido.
Consegno alla terra tutto quello che non è più buono per me, le tensioni del corpo, le credenze radicate, le cattive abitudini, le parole che mi hanno ferita. E poi lascio che madre terra utilizzi tutto questo come compost.
Mi alzo e sento una forte connessione mentale, fisica e spirituale con la terra, la natura che mi circonda e il cosmo.
Il bosco è un luogo che mi cura, che mi nutre e mi rilassa e nel quale ritrovo la fiducia per lasciarmi fluire nello scorrere della vita.
Il bosco è un luogo sacro perché apre un posto dentro di noi che è in qualche modo lo stesso.
Ringrazio il luogo che mi ha ospitata e torno a casa.
Sara Tosi
Chi mette al centro la persona