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Cultura martedì 04 novembre 2014 ore 15:45

Il sogno più bello di Cristina Acidini

Nella sala bianca di Palazzo Pitti il saluto a Firenze della soprintendente del polo museale fiorentino che, il 6 novembre, andrà in pensione



FIRENZE — Cristina Acidini lascia il suo incarico dopo quarant'anni di servizio, gli ultimi otto trascorsi alla guida del polo museale. Qui sotto il suo intervento a Palazzo Pitti in occasione della presentazione del nuovo programma di mostre "Un anno ad arte 2015".

"Questo è il mio ultimo intervento a Firenze in qualità di Soprintendente e diventa inevitabilmente un discorso di congedo, dopo otto anni pieni di servizio in questo posto. Infatti alla fine del 2006 ho preso il testimone dal mio autorevole predecessore Antonio Paolucci. Lo ringrazio in modo speciale e sentito per quello che mi ha insegnato, ed è tanto, fin dagli anni 70 in cui sotto la sua guida compilavo schede di catalogo OA - oggetti d'arte - andando per chiese nell'Appennino pistoiese o nel Mugello. Ma soprattutto lo ringrazio per la fiducia che mi ha sempre manifestato, da quando la vincita di un concorso pubblico mi ha letteralmente sbalzato a fargli da vicario nel 1991, a quando, lui Ministro, ho retto la sua posizione fino al suo ritorno, a quando gli sono subentrata continuando a godere del suo assenso e del suo sostegno. Spero di non averlo deluso.

Per il bene di tutti resisterò alla tentazione di fare bilanci e di esprimere ringraziamenti, anche se questi ultimi avrei voglia di farli cominciando da tutto il personale della Soprintendenza, dai colleghi funzionari, tra i quali ho molti amici di vecchia data e compagni d'università, agli addetti alla vigilanza e custodia che presidiano fin le ville più lontane, agli organi nascosti che consentono la vita di questa complessa struttura amministrativa: la direzione amministrativa e del personale, con Giovanni Lenza e Silvia Sicuranza e negli ultimi due anni Silvia da sola, gli uffici, gli archivi, i servizi e ultima ma non ultima, la segreteria del Soprintendente, sempre in prima linea a far fronte alla mia presenza incombente.

Per le molte, moltissime cose accadute in questi anni, ci sono i Rapportibiennali d'attività dal 2007, che son costati e costano enorme lavoro - specie alle curatrici, prima Giovanna Damiani poi Anna Floridia – che devono sollecitare l'affluenza delle notizie e delle immagini: perché tutti si vive tesi verso lo scopo successivo, ed è raro che ci si volti indietro ad archiviare in bell'ordine i risultati raggiunti. Eppure val la pena di farlo, perché la cronaca dev'esser resa disponibile alla storia. E quei volumi, che credevo servissero agli storici di un futuro lontano, assumono invece un valore di testimonianza e di memoria nei confronti di un assetto che dovrebbe a breve non esser più quello, e dunque saranno uno strumento per gli storici già fin dall'anno prossimo.

Certo, i rapporti d'attività fotografano la faccia illuminata della luna. Gli ampliamenti dei musei: e come non ricordare quello degli Uffizi, che grazie all'avanzare del progetto Nuovi Uffizi - e qui ringrazio Alessandra Marino, la collega soprintendente che ne è responsabile, ma pensando a tutti - con un aumento di spazi e di strutture di servizio e con l'apertura di oltre 50 nuove sale, da 45 che erano nel 2011 a 103 oggi. I grandi restauri, con protagonisti anche privati come le generose e fedeli associazioni Amici degli Uffizi e Friends of Florence e l'aggiunta della Salvatore Ferragamo e di altri munifici donatori. E poi gli allestimenti, i restauri, la cura del verde, l'attività didattica, la ricezione di acquisti e doni, i comodati, gli accordi, lo spettacolo dal vivo, le mostre a Firenze, le mostre in Italia, le mostre all'estero anche con partenariati prestigiosi. La fitta rete di relazioni, che va dal rapporto prioritario e privilegiato con il nostro Ministero, alle intese proficue con il mondo ecclesiastico, con le università, con l'associazionismo e il volontariato. Dal rapporto con il concessionario ATI Giunti a quello con l'Ente Cassa, gli istituti bancari e le fondazioni, alle tante componenti della società civile. I riconoscimenti internazionali, come l'inclusione delle ville e giardini dei Medici nella lista del patrimonio mondiale dell'umanità, e il Polo ne ha 5 su 14. Ho ricordato alla rinfusa, ma potrei continuare. Visitatori e introiti sono in crescita, e questo nonostante proprio dall'estate 2006 cominciasse quella crisi economica (vi ricordate? scoppiò la bolla dei subprime in America) che da noi si manifestò nel 2008 e che tuttora occupa il campo. Il bilancio è solido, tanto da consentirci d'aiutare gli altri, dalle altre soprintendenze speciali al Comune di questa città.

Questo, dicevo, il volto luminoso del mestiere che faccio, che facciamo. Potrei parlare ora del volto buio, ma non lo farò: lascio ognuno libero di popolarlo come meglio sa o crede, con le fatiche, i rischi, i conflitti, i contenziosi, con la pressione crescente dell'aggressività politica e mediatica degli ultimi anni. Anche per questo vedo nella riforma che si annuncia un effetto positivo. Accanto a quello, ovvio, di conferire maggior autonomia e visibilità ai musei individuati, c'è l'altro –che forse percepisco meglio di chiunque altro - di suddividere questo smisurato carico di responsabilità tra posizioni apicali diverse, rendendolo per ognuna umanamente sostenibile. E auguro anche ai futuri nuovi responsabili d'essere affiancati da competenze professionali specifiche, adatte a questo momento storico, che ora sono carenti o mancano del tutto nella nostra amministrazione.

Ancora qualche frase e poi concludo: un accenno al giorno e un accenno al luogo, circostanze che mi commuovono entrambe. È il 4 novembre, ricorrenza dell'alluvione del 1966, che segnò la devastazione di tanta parte del patrimonio culturale fiorentino ma anche la sua rinascita, facendo della nostra città la capitale del restauro che è ancora oggi, ricca di operatori d'eccellenza pubblici e privati, con quell'autentico gioiello che è l'Opificio delle Pietre Dure della cui storia mi onoro di far parte, da Soprintendente con alternanze in un periodo di otto anni dal 2000 al 2008. Il 5 novembre 1966 cominciava la mia piccola avventura di “angelo del fango” tra gli scantinati fangosi della città: e domani, 5 novembre, il mio ultimo giorno di servizio, interverrò a Roma all'Accademia dei Lincei proprio su questo tema, la catastrofe di Firenze e la sua formidabile capacità di riscatto o, come dicono gli scienziati, di resilienza.

E poi, il luogo. Qui a Palazzo Pitti, dove approdai da laureata con Mina Gregori, avevo ricevuto da Marco Chiarini l'invito a partecipare alla schedatura dei dipinti della Galleria Palatina (un'impresa che si è sviluppata negli anni successivi e che ancora continua), qui nella Cappella Palatina ho sposato Claudio Luchinat 37 anni fa, qui ho avuto il primo lavoro a Firenze, nella Soprintendenza consorella, in un corridoio buio dove a tratti affiora dalla parete la ruvida roccia natia della collina di Boboli.

A chiusura di un arco cronologico di quasi quarant'anni, concludo il mio servizio nella Sala Bianca, la più splendida della reggia di Firenze, nel fulgore dei suoi lampadari tutti accesi. Credo di aver vissuto il sogno più bello che uno storico dell'arte possa concepire, e sono grata a tutti coloro che hanno avuto fiducia in me, come sono grata a voi oggi, per la vostra presenza che è per me segno di vicinanza partecipe e affettuosa".

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