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​Cop 27, i nove confini planetari e una bambina ghanese di 10 anni

di - sabato 26 novembre 2022 ore 08:00

Nakeeyat Dramani
Nakeeyat Dramani

Anche quest’anno la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima si è chiusa con risultati miseri: non è considerata l’esigenza degli ultimi, quella degli Stati insulari che stanno annegando per l’innalzamento dei mari e che chiedevano una drastica inversione della politica mondiale sul clima. C’è vero rispetto nel mondo solo se “gli ultimi sono i primi”, ma non è così!

L’Emission Gap Report 2022 mostra che gli impegni nazionali aggiornati dalla COP26 dello scorso anno fanno una differenza trascurabile rispetto alle emissioni previste per il 2030 e che siamo lontani dall'obiettivo dell'accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale al di sotto 1,5° C. Il trend delle politiche attualmente in vigore indica un aumento della temperatura di 2,8°C entro la fine del secolo ed, anche se fossimo coerenti con gli attuali impegni (e non lo siamo per niente, anzi…), la temperatura aumenterebbe di 2,4-2,6°C entro la fine del secolo.

Lo scenario attuale era stato ampiamente previsto dallo scienziato svedese Johan Rockström, che, fin dal 2009, ha descritto la sostenibilità globale del Pianeta parlando dei nove confini planetari dei processi del sistema Terra. I nove confini sono tre su scala planetaria (oceani, sistema climatico atmosferico, strato di ozono stratosferico), quattro nella biosfera (biodiversità, ciclo idrologico, sfruttamento del suolo, ciclo dei nutrienti comeazoto e fosforo), due appartenenti a categorie che non esistono naturalmente (inquinamento atmosferico, scorie nucleari).

Questi confini, invalicati fino agli anni ’50 dello scorso secolo, non possono essere superati se non si vuole minacciare lo “spazio operativo sicuro per l’umanità”, che dovrebbe essere tutelato dalla comunità internazionale (governi, organizzazioni internazionali, società civile, comunità scientifica e settore privato). Trasgredire uno o più confini planetari può essere deleterio o catastrofico per il superamento di soglie che attiverebbero un cambiamento ambientale non lineare e improvviso. Già nel 2009 due confini erano stati superati.

Nel 2015 il team di Rockström ha cambiato il nome del confine "Perdita di biodiversità" in "Cambiamento nell’integrità della biosfera" (per sottolineare l’importanza non solo del numero delle specie, ma anche del funzionamento della biosfera nel suo insieme) e di "Inquinamento chimico" in "Introduzione di nuove entità" (includendo in esso non solo l’inquinamento, ma anche "inquinanti organici, materiali radioattivi, nanomateriali e microplastiche”); nel 2015 erano superati quattro dei confini: cambiamento climatico, cambiamento dell’ integrità della biosfera, sfruttamento del suolo, ciclo dei nutrienti (fosforo e azoto). Il team ha poi sottolineato l'intersezione dei nove confini e li ha collocati in una gerarchia di importanza, con il cambiamento climatico e il cambiamento nell’integrità nella biosfera come confini di importanza fondamentale.

Nel 2019 il team ha sviluppato una nuova versione dei confini che include "l’introduzione di nuove entità" (organismi geneticamente modificati, pesticidi, intelligenza artificiale).

Johan Rockström ha ricordato, qualche mese fa, che le turbolenze interconnesse (guerra in Ucraina, pandemia da COVID, crisi del clima, crisi ecologica) hanno minato ancor di più la resilienza terrestre, tanto da rendere insufficiente la semplice eliminazione di 400 gigatonnellate di CO2 dall’atmosfera; ogni ritardo nella rimozione di CO2 rende, inoltre, l’impresa più ardua. Ha aggiunto che anche l’obiettivo di 1,5° C non è per niente un obiettivo “tranquillo”: si può parlare di basso rischio al di sotto di 1°C, di rischio medio tra 1° e 1,5°C, di rischio alto tra 1,5 e 2°C, di rischio molto alto al di sopra di 2°C. Quello che l’uomo sta facendo ora espone la vita sulla terra ad un rischio molto alto verso cambiamenti sempre più irreversibili ed entro cinque anni più di 3 miliardi di persone potrebbero vivere in zone della Terra invivibili col conseguente aumento dell’emigrazione per motivi climatici.

Tutto ciò avrebbe dovuto indurre i quattro più importanti Paesi che emettono CO2 in atmosfera (Cina, Stati Uniti, India e Russia) ad impegnarsi seriamente nel contrastare questa minaccia, che è ben più importante delle loro guerre imperialistiche, ma tre su quattro Paesi erano assenti alla Cop27, che ha ripiegato sull’approccio caritatevole e riparatorio del loss & damage (perdita e danno).

Nel testo di Cop27 non vi sono infatti riferimenti al picco globale delle emissioni (“red line”) entro il 2025; sono citate come mezzo di decarbonizzazione le energie rinnovabili, ma anche quelle “a basse emissioni” (come nucleare e metano!); non ci si è accordati sui 100 miliardi di dollari all’anno per la finanza climatica (che sono solo una piccola parte dei 4000 miliardi di dollari necessari a raggiungere emissioni zero). Non si è parlato seriamente di diritti umani, di politiche di genere, di migrazioni climatiche, di biodiversità. Ci sono critiche diffuse sul fatto che la COP27 sia stata influenzata dalla presenza di rappresentanti dell’industria dei combustibili fossili di Arabia Saudita e degli Emirati Arabi (organizzatori della Cop28!).

Sono stati invece introdotti il controverso tema della rimozione di CO2 ed un meccanismo di generazione dei crediti per la riduzione delle emissioni. Il topolino partorito dalla Cop27 è stato il nuovo fondo dei costi climatici dei Paesi in via di sviluppo e dei piccoli Stati insulari, ma ci sono ancora numerosi “dettagli” da elaborare: come funzionerà effettivamente la struttura per loss & damage? Quanto denaro andrà in essa?.

"Perché siamo contenti per il loss & damage quando abbiamo fallito nella mitigazione e nell'adattamento? Siamo solo un metro sopra il livello del mare, voglio che mia figlia di due anni viva alle Maldive.", si è chiesto Aminath Shauna, ministro dell'ambiente delle Maldive.

Il discorso finale di una bambina del Ghana di 10 anni, Nakeeyat Dramani, ha chiarito la posta in gioco: "Mancano meno di 86 mesi prima che arriviamo a 1,5°C e io sono già molto più vecchia di così: abbiate un cuore e fate i conti: se tutti voi foste giovani, non avreste già accettato di fare ciò che è necessario per salvare il nostro pianeta?".