Dietro il potere e dietro la miseria c’è sempre la mamma dietro-dietro
di - sabato 10 febbraio 2024 ore 08:30
Viviamo ormai in una società senza padre, cioè senza Spirito. L’unico che sembra mantenere una parvenza di Spirito è il Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres. Una vecchissima commedia americana era intitolata “Papà, papà, la mamma ti ha chiuso nell’armadio e tu non dici niente”.
Questo è l’ONU! Un potere potenzialmente buono, ma impedito dalla malefica “mamma” che, attraverso i veti incrociati, chiude il papà nell’armadio impadronendosi sia della funzione maschile (manda i suoi figli in guerra o a picchiare i diversi o a stuprare qualcuno), che della funzione femminile (trasforma il bene comune nella società dello spettacolo, nella menzogna della diceria in cui si dice di tutto e il contrario di tutto, nello stupro soft ottenuto col consenso della droga). Ed i figli di queste famiglie sfasciate sono tipici per i loro tratti borderline: incerti sulla propria sessualità, eterni adolescenti illetterati, drogati e tatuati, capaci solo di riempirsi la bocca di parole o di cibo (in gergo tecnico si chiama “fissazione orale”), oscillanti tra l’impulsività ed il blocco inibitorio, fantasmi di quello che non sono; la loro interiorità infantile è riempita dal conflitto dei genitori, dai padri traditori o abbandonanti, dalle madri possessive, ricattatrici col loro sacrificio ed ingeneranti disturbi alimentari psicogeni ed altre varietà di disturbi consimili … così, solo per scontare il proprio errore di aver creduto nell’innamoramento.
Il matriarcato, la “mamma dietro-dietro” (manipolatrice e ammaliante, uccide col veleno), è dunque il rovescio della medaglia del patriarcato (distruttiva e violenta) ed entrambe le facce sono irragionevoli e costantemente presenti (anche se per specifiche circostanze una delle due va sullo sfondo). E così la ragionevolezza dell’Agenda 2030, il programma d’azione basato su 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, concordati da tutti i 193 Stati membri dell’ONU nel 2015 per il miglioramento del sistema globale, viene vanificata dalla lotta per il dominio della guerra e dalla voracità corruttiva della politica degli Stati nazionali.
Questa chiave di lettura permette una più profonda comprensione dell’attualità, permette di comprendere, ad esempio, la confusa marcia di protesta dei trattori. Questa storia è iniziata in Germania, dove il governo Scholz, indeciso tra ecologismo e guerra, era, fin dallo scorso anno, alle prese con un grosso buco di bilancio, poi colmato, all’inizio di quest’anno, con una serie di tagli in più settori, tra cui il taglio del sussidio al carburante agricolo. Di qui la protesta, che è poi dilagata in Grecia, Romania, Polonia, Belgio e Francia, dov’è prevalsa la forma della contrarietà all’”European Green Deal” (“Accordo Climatico Europeo”, diretta espressione dell’Agenda 2030) e, conseguentemente, al “Farm to Fork” (che significa “dal campo alla tavola” ed esprime l’aspirazione ad una virtuosa alleanza tra agricoltori e consumatori). “Farm to Fork” prevede, tra l’altro, anche il riposo del 4% dei terreni per un anno al fine di favorire la rigenerazione naturale dei nutrienti; per il rispetto di questa norma in quest’anno i proprietari riceveranno dei sussidi PAC (“Politica Agricola Comune”: i fondi del PAC costituiscono il più grande capitolo di spesa dell’UE - ne sono 1/3 ). Ma ai piccoli coltivatori arrivano le briciole del PAC (il 10% degli agricoltori più ricchi riceve il 50% dei fondi): di qui lo slogan “No ai contributi per non coltivare”. Altre scuse per pretendere più PAC sono state a) l’avversità verso la vecchia decisione dell’UE di destinare all’agricoltura biologica almeno il 25% dei terrenicoltivati, b) l’avversità a ridurre l’uso di pesticidi (che è ancora oggetto di trattative), c) la concorrenza dei prodotti non comunitari (l’Ucraina esporta, col beneplacido dell’UE, i suoi prodotti a prezzi stracciati, alcuni Paesi del Sud-America stanno da anni trattando un patto di libero scambio).
In Italia la protesta ha assunto aspetti ancora più paradossali, sia perché non stata è guidata dalle Associazioni Sindacali ma da inquietanti personaggi, sia perché il riposo dei terreni è stato interpretato come un complotto dell’UE volto a favorire il cibo sintetico (mentre è una normale pratica in agricoltura), sia perché il governo ha attaccato l’UE dimenticando che a) un rappresentante di “Fratelli d’Italia” è il responsabile della politica del PAC nell’UE, b) non ha prorogato l’esenzione dell’Irpef agli agricoltori, c) ha tolto il supporto ai giovani agricoltori, d) continua a spendere soldi per una guerra persa come quella dell’Ucraina mentre dice che non ci sono soldi. È l’arte di manipolare del matriarcato, che fa sì di essere contemporaneamente al governo e all’opposizione, fa sì di fare leggi durissime per chi partecipa a cortei non autorizzati e di non applicare queste leggi quando conviene!
L’arte della manipolazione è stata usata anche dalla Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che ha ritirato la proposta del provvedimento di disciplina dei pesticidi (che era già in stallo perché mancava l’accordo tra i vari Stati europei), ha promesso meno burocrazia ed ha rimandato ogni decisione al post-elezioni.
Si spera che questa pausa pre-elettorale serva alla Commissione Europea per riflettere sul 17° Goal degli “Obiettivi per lo sviluppo sostenibile” - Goal 17 – Partnership per gli obiettivi, che recita: “Rinforzare i significati dell’attuazione e rivitalizzare le collaborazioni globali per lo sviluppo sostenibile”. L’attuazione dell’Agenda richiede un forte coinvolgimento di tutte le componenti della società, dalle imprese al settore pubblico, dalla società civile alle istituzioni filantropiche, dalle università e centri di ricerca agli operatori dell’informazione e della cultura.
Nello studio Ipsos sulla percezione degli obiettivi di Agenda 2030 da parte degli italiani la costruzione di partnership è l’ultima delle priorità percepite: solo il 3% della popolazione la indica tra gli Obiettivi più rilevanti. Lo scarso apprezzamento per questo Obiettivo si accompagna al crescente scetticismo riguardo agli sforzi e all’effettiva capacità e volontà di costruire un mondo più sostenibile: in Italia, ma non solo, gli scettici sono cresciuti di nove punti in cinque anni, passando dal 13% al 22%, anche a causa di scandali e di un’eccessiva enfasi di governi e imprese sui propositi e le promesse di azioni future, a scapito della rendicontazione dei progressi effettivi, cioè della percezione di un crescente greenwashing. Mi sembra evidente che lo scarso apprezzamento del Goal 17 non sia solo delle popolazioni, ma anche delle istituzioni europee, che, oltre tutto, si vergognano poco di essere costellate dai numerosi scandali, che ne hanno tolto in credibilità.
La pausa dovrebbe servire, dunque, alla Commissione Europea per ricalibrare le proposte soprattutto verso i piccoli coltivatori e per rinsaldare l’alleanza tra ecologia e agricoltura spiegando quanto segue:
1) Le “Strategie Farm to Fork 2020-30 e Biodiversità 2030”, presentate il 21 Maggio scorso a Bruxelles dalla Commissione Europea, partono dagli assunti che “i sistemi alimentari devono urgentemente diventare sostenibili e operare entro i limiti ecologici del pianeta” e che “la sostenibilità deve ora diventare l'obiettivo chiave da raggiungere”.
2) Le “Strategie” individuano l’obiettivo del raggiungimento del 25% della superficie agricola europea destinato all’agricoltura biologica con la riduzione della quantità dei pesticidi utilizzati in agricoltura entro il 2030 (ma devono essere meglio delineati il percorso verso il 2030 e quello verso la messa al bando totale entro il 2050); ci sono però altri impegni: a) devono essere inclusi anche i fertilizzanti di sintesi e antibiotici, b) deve esserci un ferma posizione verso le soluzioni “tecnologiche” (come il “genome editing”), c) tutto il percorso deve essere reso coerente nei Piani Nazionali. C’è di positivo, però, che, in questi ultimi anni, sono cresciute la produzione agricola, l’eco-efficienza e la superficie destinata all’agricoltura biologica.
Ad esempio, uno studio riguardante il biennio 2020-2021 constata che, nonostante la riduzione degli investimenti, è aumentatala superficie agricola utilizzata per le coltivazioni biologiche, pari al 17,4% di quella totale nel 2021, ma anche la redditività dell’agricoltura (grazie anche a importanti sgravi fiscali e sussidi, soprattutto a sostegno delle piccole e medie aziende); sono, inoltre, diminuiti le emissioni di gas serra da attività agricole (che, nel 2020, sono state l’8,6% delle emissioni totali) e il tasso di utilizzo di prodotti fitosanitari (in calo dal 2010 al 2017, per poi stabilizzarsi fino al 2021; l’obiettivo dell’Unione Europea per il 2030 è la diminuzione del 20% rispetto al 2020).
3) Le “Strategie” individuano, ancora, il target del 10% di elementi del “Paesaggio” all’interno delle aree agricole: il 10% è la quota minima indispensabile per garantire la sopravvivenza delle specie selvatiche (il cui stato di conservazione è già altamente compromesso, com’è dimostrato dal calo, nelle aree agricole, degli insetti impollinatori e degli uccelli).
4) Un’altra lodevole indicazione delle “Strategie” è quella di promuovere la maggiore consapevolezza dei consumatori e delle imprese di trasformazione, affinché si riduca sia lo spreco alimentare che l’alimentazione a base di zuccheri, grassi e prodotti di origine animale (più del 50% della popolazione adulta europea è in sovrappeso e l’obesità sta dilagando nell’infanzia, specie nei Paesi mediterranei). Dal punto di vista delle famiglie, però, il permanere di bassi redditi e un’inflazione superiore a quella media europea hanno determinato, in questi ultimi anni, l’aumento della quota delle famiglie in condizioni di insicurezza alimentare, particolarmente nelle regioni del Sud (la percentuale di popolazione con un’alimentazione adeguata nel triennio 2020-2022 è scesa dal 18,7% al 16,8%) ed un peggioramento nel consumo di cibi salubri, di qualità ed eco-sostenibili; questo peggioramento è stato accompagnato da una progressiva crescita di stili di vita sedentari.
5) Un punto dolente delle strategie è la mancanza di obiettivi strategici per la zootecnia: se il sistema agro-alimentare è responsabile del 29% delle emissioni climalteranti, la metà di questo 29% è rappresentato dalla sola filiera zootecnica, che utilizza oltre i 2/3 dei terreni agricoli europei, risultando così la maggior beneficiaria dei sussidi PAC; un altro punto cruciale della zootecnia è quello del Benessere Animale: dovrebbe essere rivista la legislazione (anche in materia di trasporto, macellazione ed etichettatura).
Nel frattempo non mi resta che augurare a coloro che non hanno niente di meglio da fare che guardare il Festival di Sanremo di gustarsi, mentre fanno il tifo per il loro cantante preferito, il cibo con pesticidi, benedetto da Meloni, da Salvini e dagli agricoltori che ancora non hanno capito. Nella speranza che il vento cambi anche per loro.