Attualità venerdì 28 gennaio 2022 ore 07:53
Elettricità e gas, industrie toscane al collasso
Confindustria Toscana Nord lancia l'allarme per i costi troppo alti dell'energia. Imprese di Lucca, Prato e Pistoia ad alto rischio chiusura
TOSCANA — Nel 2021 i prezzi di energia elettrica e gas sono schizzati verso l'alto e le prospettive per il 2022 e gli anni successivi continuano a rimanere molto preoccupanti per le aziende energivore.
Per il gas metano, dopo il prezzo di 1,20 euro al metro cubo di Dicembre, si va verso una media nei primi sette mesi del 2022 superiore a 0,90 euro al metro cubo (elaborazioni Consorzio Gas Toscana Nord su dati della Borsa italiana PSV e dell'olandese TTF, aggiornamento al 25 Gennaio). Per dimensionare l'entità dell'aggravio dei costi per le imprese si consideri che negli ultimi due anni, fino a Settembre 2021, queste hanno pagato mediamente il gas 0,20 euro al metro cubo e che il prezzo storico degli ultimi 15 anni nei contratti a prezzo fisso è variato da 0,14 a 0,35 euro al metro cubo.
Pesanti gli aggravi anche per l'energia elettrica: il 2021 ha visto costi di 125 euro al megawattora e per il 2022 la previsione è di 214 euro al megawattora, andando poi a scendere negli anni successivi fino agli 93 euro nel 2025 (elaborazioni Consorzio CEIR su dati European Energy Exchange, aggiornamento al 25 Gennaio). Nel decennio 2011-2020 il costo dell'energia era stato in media di 56,4 euro al megawattora.
Il territorio Lucca-Pistoia-Prato è particolarmente colpito da questi aggravi. Nelle tre province di riferimento di Confindustria Toscana Nord le attività energivore, individuate secondo i criteri fissati dalle "Nuove linee guida sugli aiuti di stato all'energia e all'ambiente" dell'Unione Europea pubblicate alla fine dello scorso dicembre, interessano 2.343 unità locali con 22.314 addetti che rappresentano il 23% del totale delle persone impiegate nel manifatturiero.
Si può cogliere il profilo fortemente energivoro dell'area Lucca-Pistoia-Prato nel confronto col dato toscano complessivo: la media regionale annovera fra le energivore l'11% delle imprese e il 14% degli addetti. Fra questi ultimi, più della metà (il 52%) fa riferimento ad aziende energivore dell'area Lucca-Pistoia-Prato. La concentrazione nel territorio di Confindustria Toscana Nord delle attività energivore toscane non sorprende considerata la caratterizzazione fortemente manifatturiera delle tre province e, soprattutto, la presenza massiccia dei due settori più spiccatamente energivori, il tessile (energivoro il 76% delle imprese del settore ubicate nel territorio) e il cartario (energivoro il 69% delle imprese del settore ubicate nel territorio), cui si aggiungono con una densità significativa anche la gomma-plastica, il lapideo e la metallurgia.
"Incrementi dei costi di queste dimensioni rendono realistico, anzi già oggi reale, quello che in altri momenti sarebbe sembrato improponibile: imprese che chiudono interi reparti perché produrre non conviene più dato che i costi superano i ricavi - ha osservato con preoccupazione il presidente di Confindustria Toscana Nord Daniele Matteini -. Per quanto si possa spingere il mercato ad accollarsi la maggiorazione dei costi, questo in molti casi non è attuabile e gli oneri rimangono del tutto o in gran parte in carico al produttore. Gli effetti economici e occupazionali di questa situazione, potenziali e in parte già in atto, sono di drammatica evidenza. Una situazione su cui si profila anche uno spettro che, se si concretizzasse, sarebbe di impensabile gravità anche per gli aspetti energetici, oltre che per molti altri: quello di un possibile conflitto in Europa orientale. Confindustria sta giustamente pressando il Governo nazionale su questo tema, insistendo su entrambi gli aspetti cruciali della questione: la necessità di intervenire nell'immediato ma anche, e soprattutto, l'avvio di una vera e seria politica energetica, la grande assente dalle strategie nazionali degli ultimi decenni".
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