Cronaca giovedì 25 luglio 2019 ore 19:08
Consip, respinta l'archiviazione per Renzi senior
Il gip ha respinto l'archiviazione anche per l'ex ministro Lotti, il generale dei Carabinieri Emanuele Saltalamacchia, gli imprenditori Romeo e Russo
ROMA — Nuovi sviluppi nella vicenda delle inchieste su episodi di corruzione in alcuni appalti della Consip, la centrale acquisti del Ministero dell'economia, e sulle fughe di notizie che potrebbero averne compromesso l'esito.
A otto mesi dalla chiusura delle indagini, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma ha respinto le richieste di archiviazione presentate dalla procura per nove indagati per singoli capi di imputazione.
Fra questi Tiziano Renzi, padre dell'ex presidente del consiglio, per l'accusa di traffico di influenze illecite, l'ex ministro dello Sport Luca Lotti per l'accusa di rivelazione del segreto d'ufficio e l'ex comandante della Legione Toscana dei Carabinieri Emanuele Saltalamacchia (rivelazione di segreto d'ufficio).
Richiesta di archiviazione respinta anche per l'imprenditore napoletano Alfredo Romeo (corruzione e turbativa d'asta), per l'imprenditore di Scandicci Carlo Russo, amico di Tiziano Renzi e accusato nell'inchiesta sugli appalti di turbativa d'asta, per l'ex ad di Grandi stazioni Silvio Gizzi (turbativa d'asta), per l'ex ad di Consip Domenico Casalino (turbativa d'asta), per il dirigente Francesco Licci (turbativa d'asta), per l'ex parlamentare del Pdl Italo Bocchino.
La camera di Consiglio in cui il gip deciderá come procedere (supplemento di indagini o richiesta di rinvio a giudizio) è stata fissata per il 14 Ottobre prossimo.
Chiedendo l'archiviazione per Tiziano Renzi, la procura romana spiegò che il padre dell'ex premier aveva reso in sede di interrogatorio ricostruzioni "non credibili" rispetto a quanto dichiarato dal testimone principale, l'ex amministratore delegato della Consip Luigi Marroni, ma che tuttavia non erano state trovate prove sufficienti a dimostrare che ci fosse un accordo illecito con Carlo Russo e quindi per motivare una richiesta di rinvio a giudizio per traffico di influenze illecite.
Tiziano Renzi ha sempre respinto ogni addebito, dichiarando di non aver mai preso denaro e di essere stato vittima di "abuso di cognome”.
"Noi prendiamo atto di tutti i provvedimenti giudiziari, non siamo di quelli che gridano allo scandalo - ha dichiarato in una nota l'avvocato di Tiziano Renzi Federico Bagattini - Ci difenderemo il 14 ottobre, confidiamo di far cambiare idea a un giudice che sarà sicuramente immune da condizionamenti".
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Tiziano Renzi avrebbe fatto pressioni tramite l'amico Carlo Russo su l'allora ad di Consip Marroni per influenzare l'esito di alcuni appalti (pressioni che non avrebbero prodotto, a detta di Marroni, alcun esito). Nel corso delle indagini sono emersi contatti fra Carlo Russo e Alfredo Romeo proprio a questo scopo - Romeo era interessato a vincere alcuni appalti della Consip - ed erano stati recuperati nella spazzatura degli uffici di Romeo ritagli di carta con le scritte "30.000 T." e "5.000 C.R".. Anche Alfredo Romeo ha sempre respinto ogni addebito ed è l'unico già rinviato a giudizio per corruzione.
L'ex ministro Luca Lotti e l'ex comandante della Legione Toscana dei Carabinieri Emanuele Saltalamacchia sono invece accusati di aver informato dell'esistenza di un'inchiesta sulla Consip l'ex ad Marroni quando le indagini erano ancora coperte da segreto. Marroni - intercettato dalla Finanza mentre ordinava di bonificare il suo ufficio dai microfoni nascosti dagli investigatori - è poi diventato il testimone principale delle indagini sulle soffiate e il principale accusatore di Tiziano Renzi.
Per quanto riguarda invece l'inchiesta sulle fughe di notizie, il gup deve ancora pronunciarsi sulle richieste di rinvio a giudizio presentate dalla procura contro sette degli indagati: Luca Lotti ed Emanuele Saltalamacchia, accusati di favoreggiamento, Carlo Russo (millantato credito), l'ex comandante generale dei Carabinieri Tullio Del Sette (rivelazione del segreto d'ufficio), l'ex presidente della società fiorentina Publiacqua Filippo Vannoni (rivelazione del segreto d'ufficio), l'ex maggiore del Noe, Gianpaolo Scafarto (rivelazione del segreto d’ufficio, falso e depistaggio) e il colonnello dell'Arma Alessandro Sessa (depistaggio).
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