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Cronaca giovedì 29 marzo 2018 ore 19:34

Consip, Marroni conferma le accuse, Lotti nega

Luca Lotti e Luigi Marroni

E' durato due ore il faccia a faccia fra il ministro indagato e il supertestimone delle fughe di notizie nell'inchiesta sui superappalti



ROMA — Non trapelano molte notizie sul confronto all'americana andato in scena oggi nella caserma dei carabinieri di via in Selci fra il ministro dello sport Luca Lotti e l'ex amministratore delegato della Consip Luigi Marroni. Tuttavia risulta che il supertestimone Marroni abbia nuovamente ribadito la sua versione dei fatti: ovvero che nell'estate 2016 apprese dell'esistenza di un'inchiesta sugli appalti della società da lui guidata da quattro persone e una di queste era proprio Luca Lotti (vedi qui sotto gli articoli collegati). Circostanza sempre negata dal ministro dello sport che oggi come in due precedenti interrogatori ha respinto ogni addebito.

Il filone principale dell'inchiesta Consip riguarda episodi di corruzione in alcuni dei superappalti banditi dalla centrale acquisti del ministero dell'economia. Il filone in cui è indagato Luca Lotti è incentrato invece sulle fughe di notizie che hanno costellato l'indagine principale, probabilmente compromettendola o rendendo molto più difficile il lavoro degli inquirenti. Le accuse a carico del braccio destro di Matteo Renzi sono rivelazione di segreto d'ufficio e favoreggiamento.

Il suo grande accusatore è proprio Luigi Marroni, ex assessore alla salute della Regione Toscana promosso in piena era renziana alla guida della Consip. Un ruolo prestigioso a cui Marroni ambiva moltissimo e che ha dovuto lasciare (controvoglia) una volta diventato il supertestimone dell'inchiesta: la fiducia del governo era venuta meno. 

Era il dicembre del 2016 quando Marroni, informato già da qualche mese dell'esistenza delle indagini sugli appalti nonchè di essere intercettato, ordinó alla sua segretaria di far cercare e rimuovere eventuali microfoni nascosti nel suo ufficio. Le cimici in effetti c'erano e poco dopo la Guardia di Finanza, che le aveva installate e aveva ascoltato una conversazione sull'imminente 'bonifica', piombó nella sede della Consip, sequestrando documenti vari e convocando l'amministratore delegato in procura.

Davanti ai pm Marroni raccontó delle soffiate ricevute a suo dire da Luca Lotti e da altre tre persone: l'ex comandante della Legione Toscana dei Carabinieri Emanuele Saltalamacchia, l'ex presidente della Consip Luigo Ferrara e il presidente di Publiacqua, il renzianissimo Filippo Vannoni. E le indagini presero un nuovo corso che ancora non è arrivato all'epilogo.

Nell'inchiesta Consip c'è un altro indagato molto noto: Tiziano Renzi, padre dell'ex premier Matteo. 

Renzi senior è accusato di traffico di influenze illecite e anche lui dovrebbe presto tornare davanti ai pm. 

L'ipotesi su cui lavorano gli inquirenti è che Renzi padre, tramite l'amico faccendiere Carlo Russo, anche lui indagato, abbia cercato di concordare un compenso mensile con l'imprenditore napoletano Alfredo Romeo offrendosi in cambio di fare pressioni sull'ad Marroni per influenzare a favore dello stesso Romeo l'esito di alcuni appalti della Consip.

Tiziano Renzi si è sempre dichiarato innocente: "Hanno abusato del mio cognome" dichiaró nel corso del primo interrogatorio. 

Alfredo Romeo è invece sotto processo con l'accusa di aver corrotto un funzionario della Consip, Franco Gasparri. Quest'ultimo ha confessato di aver incassato dall'imprenditore centomila euro per fornirgli informazioni utili su alcuni lotti di un appalto della Consip da due miliardi e settecento milioni di euro.

Nel settembre 2017 Gasparri ha patteggiato una condanna a un anno e otto mesi di carcere.


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