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Politica giovedì 29 agosto 2019 ore 16:10

Governo giallorosso, Rossi non ha fretta

Enrico Rossi
Enrico Rossi

Il governatore toscano cauto sulla riproposizione a livello locale dell'accordo Pd-M5S sul Conte bis. "Ci vuole calma, prima parta il Governo"



FIRENZE — Niente è escluso a questo punto, nemmeno che l'insolita (fino a venti giorni fa praticamente impensabile) alleanza tra Pd e Movimento Cinque Stelle trovata a Roma possa avere ripercussioni sul gioco delle alleanze in vista delle ormai vicine elezioni regionali del 2020. Nessuno si sbilancia troppo ma il passaggio dal gialloverde al giallorosso è una tentazione che comincia a farsi strada, con i tempi che stringono e l'esigenza di creare alleanze in una regione che nelle ultime tornate amministrative ha visto crollare i baluardi "rossi" espugnati dal centrodestra.

Certo è che il cambiamento è radicale ed è inevitabile che qualche resistenza la trovi. Ad andarci con i piedi di piombo è il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi che, dopo il discorso di Conte da premier incaricato, ha risposto così ai giornalisti che gli chiedevano di una possibile replica giallorossa in salsa regionale: "Un po' come disse qualcuno ci vuole calma. Aspettiamo che parta il Governo nazionale".  "Io non ho fretta, proprio no - ha aggiunto Rossi - Rifletteremo, discuteremo, condivido pienamente quanto è stato detto dalla segretaria regionale del Pd, Simona Bonafè. Sono allineato con lei". 

Era stata la segretaria regionale Bonafé, mentre a Roma era in pieno svolgimento il secondo giro di consultazioni al Qurinale, a lanciare infatti  un messaggio chiaro: "Abbiamo già iniziato gli incontri con partiti e movimenti civici al fine di costruire una coalizione per il 2020. Continueremo il confronto con tutti e saremo disponibili al dialogo anche con altre forze politiche, per capire se esistano le condizioni di accordi più ampi nella nostra regione" alla luce di quello che accade a livello nazionale dove "si sta aprendo un nuovo quadro politico che sarà più chiaro nei prossimi giorni e di cui tenere conto anche in vista delle elezioni regionali". 

Quello di Rossi, che alle prime avvisaglie di trattative tra Pd e M5S aveva manifestato molte riserve, non è in ogni caso un no secco. Il programma del governo giallorosso guidato da Giuseppe Conte "è anche interessante - ha aggiunto - c'è la certezza di un cambiamento rispetto alle alleanze internazionali. Un Governo che è senz'altro filoeuropeista e filo atlantico. La svolta certa è sulla politica internazionale che non e' cosa di poco conto". Per il resto, per il presidente toscano, tutto dipenderà da come il nuovo esecutivo saprà comportarsi su questioni cruciali come "crescita, infrastrutture e sanità".

In casa Cinque Stelle a prendere la parola è stato il capogruppo in Consiglio regionale Giacomo Giannarelli che, pur ricordando che il M5S è un "movimento post-ideologico" e che sono ormai "superati gli schemi di destra e di sinistra", per le elezioni regionali del 2020 "il Movimento 5 Stelle non farà alleanze con nessun partito". E se alleanze prima o poi dovessero essercene, ci sarebbe comunque da capire come gestire questioni su cui lo scontro tra i due nuovi alleati di governo, a livello regionale, è sempre stato duro, a partire dall'aeroporto e dall'alta velocità

Punti deboli su cui batteranno il ferro i partiti del centrodestra che sia a livello nazionale che locale hanno duramente avversato la nuova combinazione nata dalla crisi. Un messaggio ripetuto più volte dallo stesso Salvini anche nei suoi recenti passaggi in Toscana e ribadito ieri al Qurinale: "Sfido a dirmi che Pd e M5S sono maggioranza quando stanno già litigando al loro interno", ha detto il leader leghista. L'europarlamentare e coordinatrice della Lega Toscana Susanna Ceccardi ha poi aggiunto: "Non ci spaventa l’eventualità di una bizzarra alleanza PD-M5S per le elezioni regionali in Toscana. Ci preoccupa piuttosto l’ipotesi che insieme possano mettere mano alla Legge elettorale regionale". 

Per ora, comunque, le carte sono ancora tutte da giocare, con l'attenzione concentrata su Roma e sulla composizione che il presidente del Consiglio incaricato deciderà di dare al governo. Poi, però, il nodo delle regionali ci metterà poco ad arrivare al pettine.


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