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Attualità mercoledì 20 aprile 2016 ore 12:42

La Gioconda bisex

Servizio di Serena Margheri

Per realizzare l'enigmatico ritratto custodito al Louvre di Parigi, Leonardo da Vinci "si avvalse di due modelli: prima di una donna e poi di un uomo"



FIRENZE — Nuovo studio del comitato nazionale per la valorizzazione dei beni storici, secondo quanto raccontato da Silvano Vinceti, tra il 1503 e il 1506 Leonardo Da Vinci utilizzò come modella per il famoso quadro Lisa Gherardini, moglie del mercante fiorentino Francesco del Giocondo, e poi per la seconda e terza stesura dell'opera, tra il 1507 e il 1508, utilizzò un modello uomo. La tesi è stata presentata dal ricercatore Silvano Vinceti, presidente del comitato. 

L'equipe di studiosi guidata da Vinceti, per risalire a questa tesi, ha utilizzato gli studi eseguiti al Louvre nel 2004 dai tecnici della società Lumiére Technologies. Grazie all'indagine eseguita con gli infrarossi, secondo Silvano Vinceti, la prima stratificazione della Gioconda mostra "il volto malinconico e triste" di Lisa Gherardini di cui parla Giorgio Vasari nelle sue "Vite"

Mentre le altre due stratificazioni, rilette con l'uso del cosiddetto photoshop avanzato, hanno mostrato una somiglianza tra le fattezze della Gioconda per quanto riguarda fronte, naso e bocca e quelle dell'Angelo Incarnato e della Sant'Anna e del San Giovanni Battista, opere per le quali Leonardo Da Vinci usò come modello il Salai. 

Tutto questo sostiene ancora di più la scoperta ad opera sempre di Vinceti dell'esistenza delle lettere S e L dentro gli occhi della Gioconda: la lettera L sarebbe l'iniziale di Lisa Gherardini e la S rinvia al Salai, uno dei modelli preferiti dal Leonardo.

Per quanto riguarda il numero 72 sotto una delle arcate del ponte presente sullo sfondo del dipinto. Secondo Vinceti secondo la tradizione cabalistica dal 72 emerge anche la lettura androgena della Gioconda. 


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SILVANO VINCETI SU GIOCONDA
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