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Attualità lunedì 22 agosto 2022 ore 10:07

Maltempo, colpe e colpevoli, parla presidente Anbi

Dai Consorzi alla Pubblica Assistenza. Il maltempo che ha devastato la Toscana si è lasciato alle spalle la conta dei danni e la caccia ai colpevoli



FIRENZE — Morti e feriti, bombe d’acqua che hanno riversato, in pochi minuti e in punti ben localizzati, il quantitativo di pioggia che si registra in un mese, raffiche di vento oltre i 140 chilometri orari hanno abbattuto alberi e provocato danni ingenti, chicchi di grandine grandi come palline da tennis hanno distrutto i raccolti. Un bollettino da paura per l'ondata di maltempo che ha devastato la Toscana.

Nelle ultime ore sono andate di pari passo le segnalazioni dei danni ma anche le critiche al sistema di prevenzione, allerta e gestione dell'emergenza.

Sulla graticola sono finiti il gestore del servizio idrico per la pulizia di fogne e caditoie, i Consorzi di Bonifica per la manutenzione dei fiumi, il Lamma per le previsioni non abbastanza precise ed i volontari delle Pubbliche assistenze aggrediti con l’accusa di non fare abbastanza.

Il presidente di Anbi Toscana, Marco Bottino, è intervenuto per fare il punto della situazione “Di fronte a eventi meteo eccezionali nell’intensità ma ormai purtroppo frequenti, sembra essere diventato di moda cercare colpevoli anche se e quando non ci sono. È un errore: e lo dico non per difendere i Consorzi di Bonifica che rappresento e che spesso vengono chiamati in causa, ma perché così non risolveremo né mitigheremo il problema. Di fronte a un mutamento epocale come quello del clima non servono capri espiatori, ma occorre piuttosto un cambiamento radicale da parte di ognuno di noi, nessuno escluso".

"Gli errori esistono - prosegue Bottino - ci mancherebbe, ed è giusto che i cittadini vigilino e critichino quando ci sono. E la rabbia di chi subisce danni va capita e soprattutto fatta seguire da aiuti concreti. Ma in tutti questi casi mi è sembrato di essere davanti a un’inutile caccia alle streghe che poco aveva a che fare con il (necessario) impegno che tutti gli enti devono sempre mettere nel migliorarsi. E anche con il lavoro che, almeno in Toscana, ha ridotto di molto i danni possibili a fronte di eventi di una simile portata. Il fatto è che un danno non è automaticamente colpa di una mala gestione. A volte, e credo sia questo il caso, i danni derivano da situazione oggettivamente ingestibili (o gestibili solo in parte), da limiti concreti dei nostri sistemi e impianti tarati per secoli su eventi di ben minore intensità, ma anche e soprattutto da scelte collettive sbagliate andate avanti per troppo tempo e che ora, di colpo, sommano le loro conseguenze. Inutile quindi fare ogni volta il gioco del cerino aspettando che qualcuno si bruci e pretendere subito soluzioni a problemi generati nel tempo dalle precedenti generazioni. Abbiamo cementificato, inquinato, costruito dove non era possibile, edificato e poi condonato, tombato canali per realizzare sopra strade e palazzi, tolto alberi e boschi, trasformato stagni e pantani in zone industriali (come dimostrano tanti toponimi) abbandonato le coltivazioni collinari. Non è solo storia passata: c’è chi continua su questa strada".

Che fare allora? 

"Dobbiamo ripensare i nostri modelli di sviluppo poiché gli interventi di gestione non bastano più. Dobbiamo potenziare progressivamente servizi, infrastrutture e attenzione da parte degli enti preposti certo, ma anche progettare il nuovo in modo diverso, cambiare il rapporto con l’ambiente, e in parallelo, insegnare ai cittadini ad affrontare l’emergenza in modo responsabile, evitando comportamenti a rischio per sé e per gli altri. Dobbiamo, insomma, assumerci una responsabilità collettiva per affrontare questi eventi: estremi, in parte imprevedibili e assai poco controllabili. Sapendo che, al punto in cui siamo arrivati, possiamo attutire il danno, ma non sempre eliminarlo del tutto” ha concluso il presidente di Anbi Toscana. 


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