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Attualità lunedì 28 settembre 2020 ore 17:45

In Toscana le casse dei ristoranti restano vuote

Incassi crollati dell'80% nei centri storici e del 40% in periferia. Mazzata smartworking sui pranzi di lavoro. Nuovo allarme dei Ristoratori Toscana



FIRENZE — Niente da fare nemmeno dopo la riapertura per i ristoranti in Toscana che continuano a soffrire dopo il lungo periodo del lockdown. Lo dicono i risultati dell'ultimo sondaggio dei "Ristoratori Toscana" che rappresenta 15.000 operatori in tutta la regione, 1.000 solo a Firenze. 

Secondo l'indagine, gli incassi sono crollati dell'80% nei centri storici delle città toscane che si sono svuotati di turisti stranieri e che, fino a prima dell'emergenza sanitaria, erano un motore sempre acceso. Fuori dai centri storici, invece, la riduzione non va oltre il 40%.

E anche il settore dei pranzi di lavoro. Sì perché anche dopo il lockdown il lavoro da casa o "smartworking" è rimasto una pratica diffusa che sempra consolidarsi a prescindere dalle cause di forza maggiore dell'epidemia. 

In termini numerici, spiegano i ristoratori, l'80% delle imprese ha fatto ricorso alla cassa integrazione mentre il 10% dei ristoranti non ha ancora riaperto. Sempre il 10%, dopo aver riaperto a maggio, ha deciso di chiudere in quanto le uscite superano le entrate. Solo il 13% delle aziende ha ottenuto gli aiuti sopra i 25mila euro.

E sul fronte degli incassi, la metà degli intervistati ha registrato perdite tra il 50 e l'80%. Il 30% ha perso più del 40%. Solo il 20% meno del 40%. Sei imprenditori su 10 non hanno modificato giorni e orari. Gli altri, invece, hanno deciso di rimanere chiusi o a pranzo o a cena, a seconda del luogo in cui si trovano.

Il portavoce del gruppo Pasquale Naccari ha spiegato che ai ristoratori "in questo momento manca il credito e sul fronte dei canoni di locazione siamo rimasti al palo. Tra l'altro non è stato previsto nessun tipo di indennizzo nel caso in cui un locale venisse chiuso per coronavirus. E a oggi stanno ancora arrivando le casse integrazione di maggio. La situazione è drammatica e noi siamo abbandonati a noi stessi, al destino. È una roulette russa rimanere aperti”.


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