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Cultura giovedì 09 giugno 2016 ore 09:54

Cartarescu vince il premio Gregor von Rezzori

Mircea Cartarescu

Lo scrittore romeno è stato premiato nel Salone dei Cinquecento per "Abbacinante. Il corpo", migliore opera di narrativa straniera tradotta in Italia



FIRENZE — L'opera di Mircea Cartarescu è stata tradotta in italiano da Bruno Mazzoni.

Gli altri finalisti erano: Dany Laferrière,Tutto si muove intorno a me, 66thand2nd (traduzione di Giuseppe Girimonti Greco e Francesca Scala),Yiyun Li,Più gentile della solitudine, Einaudi (traduzione di Laura Noulian),Dinaw Mengestu, Tutti i nostri nomi, Frassinelli (traduzione di Mariagiulia Castagnone) e Lorrie Moore, Bark, Bompiani (traduzione di Alberto Pezzotta).

La giuria era composta da Ernesto Ferrero, Beatrice Monti della Corte, Edmund White, Alberto Manguel, Paolo Giordano e Andrea Bajani. Questa la motivazione del premio:

"Uno dei libri più travolgenti e originali della nostra epoca, Abbacinante brulica di insetti che sembrano il prodotto di allucinazioni, esseri semi-umani, bachi e farfalle, come nel Pasto nudo di Burroughs. Si tratta di un’autobiografia mitica, come il Paradiso di José Lezama Lima. Opera originale e inventiva come Cent’anni di solitudine; come quella, sarà di ispirazione per innumerevoli altri scrittori in una miriade di lingue. Ma fare paragoni di questo genere è un esercizio senza senso, perché Abbacinante. Il corpo è assolutamente originale. Unico. È un libro caratterizzato da un tema conduttore medico che ci accompagna nelle tante visite alle cliniche – assolutamente inadeguate — di Bucarest, dove il narratore si frigge il cervello quando si auto somministra degli elettrochoc. Condivide il reparto con due ragazze psicopatiche e sadiche che, ogni qualvolta siano presenti infermieri o medici, ostentano un comportamento normale, mentre invece complottano tra loro per riuscire a umiliarlo e ferirlo. Il narratore ha un attaccamento morboso per sua madre nei cui confronti ha fantasie grottesche. Viene spesso spinto giù per misteriosi scivoli (ai piedi di un albero, nel sottosuolo dell’ospedale), per finire in mondi abbaglianti abitati da migliaia di mostri ibridi. La storia della Romania e la vita insignificante di Mircea si svolgono in sequenza e si intrecciano, sempre in versioni da incubo. Tutto obbedisce a una logica onirica – con improvvisi salti di scala, di probabilità, di luogo e di generi. Un momento ci troviamo in un grattacielo che sembra un condominio in architettura di stile sovietico, una struttura servita da un inquietante ascensore (un incubatoio di farfalle) che attraversa piani misteriosi e senza inquilini; e subito dopo siamo in un parco pubblico, a osservare le statue degli eroi nazionali. La scrittura è talmente elettrica e imprevedibile che il lettore non riesce a voltar pagina con sufficiente rapidità. Il libro che stiamo leggendo viene spesso evocato, mentre viene scritto. Si contrasta la vita cittadina della Romania con quella rurale. Il narratore bambino possiede una sua percezione mitica del bombardamento di Bucarest nella seconda guerra mondiale. Sacrifici umani, fantasie su New Orleans, eresie religiose, urla senza fine – questo libro si pone sull’orlo della follia, come Les Chants de Maldoror. Forse è tenuto insieme dal suo narratore, innocente, alla ricerca, giovanile, che tutto teme, tutto accetta, tutto studia. È un libro delle meraviglie, un circo popolato da belle e da bestie, un testo che sfonda le porte della percezione e ci stupisce con prodigi dell’invenzione e dell’immaginario. Con la sua perenne alternanza tra malvagità e incantesimo, risulta sempre nuovo e imprevedibile. Cartarescu è il moderno Hieronymus Bosch in prosa, e Abbacinante è il suo Giardino delle Delizie".

Nel corso della cerimonia è stato conferito il premio per la migliore traduzione di opera straniera. La giuria composta da Ilide Carmignani e Leonardo Marcello Pignataro, presieduta da Martina Testa, lo ha attribuito a Fulvio Ferrari per L’arte di collezionare mosche di Fredrik Sjöberg, edito da Iperborea.


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