Attualità sabato 21 agosto 2021 ore 15:35
A Careggi primo trapianto toscano di microbiota
La tecnica è stata utilizzata per la prima volta nel sistema sanitario regionale su un paziente oncologico affetto da infezione intestinale
FIRENZE — Microrganismi buoni per colonizzare massivamente l'intestino ospite e sconfiggere gli antagonisti 'cattivi', fonte di infezione resistente alle terapie ordinarie: è in buona sostanza il senso del trapianto di microbiota intestinale, eseguito con tecnica non chirurgica per la prima volta in Toscana nell'ospedale fiorentino di Careggi.
L'azienda ospedaliero-universitaria fiorentina risulta anche una tra le pioniere nel contesto del sistema sanitario pubblico nazionale ad aver trattato così una grave infezione intestinale resistente in un paziente oncologico. "Il trasferimento di microbiota intestinale – spiega il professor Stefano Milani, direttore della Gastroenterologia clinica di Careggi – è un tipo di trapianto non chirurgico dell’ecosistema microbico normalmente presente nell’intestino delle persone sane".
"È utilizzato come terapia innovativa per colonizzare l’intestino danneggiato in pazienti colpiti da gravi infezioni. La finalità del trattamento è ripristinare il complesso sistema microbico intestinale - illustra Milani - essenziale per la protezione da microrganismi nocivi e resistenti alle terapie ordinarie, che in particolari condizioni possono aggredire e proliferare anche come effetto collaterale della somministrazione prolungata di antibiotici o di chemioterapie".
Sotto il profilo organizzativo la prestazione è complessa, come spiega la dottoressa Filomena Autieri, direttrice dell'Unità Operativa Accreditamento, Qualità e Risk Management di Careggi. Oltre alla Gastroenterologia e alla Microbiologia e Virologia sono stati impegnati nella procedura anche gli specialisti dell'Unità di Terapie Cellulari e della Medicina trasfusionale. Il trasferimento per via endoscopica del microbiota è il risultato di un processo di verifiche e controlli che ha impegnato per oltre 4 anni i sanitari di Careggi, in collaborazione con il Ministero della Salute e il Centro Nazionale Trapianti.
E il paziente? Sta bene: "La procedura di trapianto – conclude Milani – è stata eseguita con successo e la persona che ha ricevuto il microbiota è in buone condizioni. L’utilizzo terapeutico del microbiota da donatore sano è attualmente autorizzato solo per il trattamento di una specifica grave infezione resistente dell’intestino, ma è una tecnica che apre nuove prospettive terapeutiche grazie agli studi che evidenziano un ruolo sempre più rilevante nella fisiologia dell’organismo umano di questo complesso ecosistema intestinale".
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