Attualità lunedì 09 novembre 2020 ore 13:18
"Chiudiamo tutto perché i medici sono allo stremo"
La presidente dell'Ordine dei medici fiorentini spiega a QUInewsFirenze le criticità e le ragioni della richiesta di lockdown generalizzato
FIRENZE — I medici hanno chiesto al governo e alle regioni un lockdown generalizzato come accaduto durante la primavera, Teresita Mazzei, presidente dell'Ordine Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Firenze spiega a QUInewsFirenze le ragioni della richiesta.
I medici chiedono una nuova chiusura totale
"L'Ordine di Firenze ha appena sottoscritto la richiesta avanzata dagli ordini di 106 province italiane per un lockdown generalizzato, i numeri dei decessi le occupazioni di posti letto anche nelle terapie intensive mostrano il collasso del sistema e rischiamo di non poter più curare un infarto e neppure un femore rotto. L'occupazione dei posti letto è esagerata, i reparti intensivi hanno superato la soglia critica prevista del 50 per cento".
La nuova ondata non era prevista?
"Era certa, non solo prevista. Tutte le grandi epidemie ci dicono che c'è necessariamente un ritorno eppure da Giugno a Settembre non si è fatto niente, anzi sì, sono state ridotte le unità di continuità assistenziale. Le cosiddette Usca, formate da medico e infermiere sono state portate a 70 nella scorsa primavera e poi ridotte a 30. Adesso mancano medici specialisti negli ospedali. Servono assunzioni con effetto immediato nei reparti covid e per le cure di altre patologie".
Veniamo agli ambulatori dove i medici sono irraggiungibili. Cambiamo la prospettiva, cosa è successo?
"I medici si alzano alle 6 e fino alle 8 gestiscono le chiamate arrivate dai loro pazienti durante la notte. Sono pressati e travolti dalle richieste di aiuto, ne abbiamo contate una media di 150 al giorno per ogni medico. Abbiamo reso disponibili tutti i numeri di cellulare e molti medici di famiglia dialogano attraverso messaggi e whatsapp con i pazienti, il problema è non avere il tempo per rispondere a tutti perché se devi prenotare un tampone e ti colleghi alla rete fai quello e ti perdi delle visite".
Le visite a domicilio continuano?
"Certamente. Non ci siamo mai fermati ed il numero di morti tra i colleghi lo dimostra. Il problema è che ogni volta che interveniamo è come se dovessimo incontrare un potenziale paziente Covid e quindi occorre bardarsi e prendere precauzioni, quindi i tempi si allungano".
Arrivano i tamponi in ambulatorio, come è stata accolta questa novità?
"I medici dovrebbero avere a breve dei tamponi rapidi antigenici, dico a breve perché ancora non ci sono ma per farli occorrono studi medici adeguati. La maggior parte degli ambulatori non possono effettuarli. Non posso fare entrare un potenziale positivo in un condominio, fargli salire le scale o fargli prendere l'ascensore e metterlo in una stanza di meno di 15 metri quadrati perché metto a rischio medico, pazienti e condomini. Si tratta poi di una mansione aggiuntiva che sarebbe facilmente gestibile da altre figure, come gli infermieri".
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