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Sport mercoledì 06 gennaio 2021 ore 09:15

Giancarlo Pedote ha doppiato Capo Horn - VIDEO

Giancarlo Pedote

Lo skipper fiorentino partecipa alla Vandee Globe ed è in ottava posizione. Adesso le ultime 7.000 miglia atlantiche



CAPO HORN (CILE) — Laggiù, nel corso dei secoli, il cielo grigio sopra Capo Horn ha raccolto le imprecazioni e le preghiere di migliaia di marinai. Imprecazioni e preghiere che a volte si impigliano nelle ali del grande albatro, l’unico uccello che osa sfidare quel cielo australe freddo e brumoso.

Laggiù, nei fondali di quel tratto di mare remoto, si dice ci siano oltre ottocento imbarcazioni di tutti i tipi, grandi e piccole e che almeno diecimila marinai abbiamo perso la vita nel tentativo di doppiare la punta meridionale della penisola sudamericana, nello sforzo di domare la grande massa d’acqua che fa scontrare le correnti dell’Atlantico con quelle del Pacifico.

Laggiù, il mare è battuto sovente da venti terribili, che trovano origine nelle correnti d’aria che da ovest corrono lungo l’Oceano Australe, arrivano a schiaffeggiare le Ande e vanno poi ad infuriarsi intorno a Capo Horn. E allora le burrasche diventano mostruose, le onde montano fino ad altezze inimmaginabili, anche oltre i venti metri.

Laggiù, i 27 navigatori solitari superstiti della Vandeé Globe, in mare dall’8 novembre scorso, stanno arrivando uno ad uno. Il primo a passare Capo Horn è stato il francese Yannick Bestaven, il 2 gennaio.

In queste ore lo skipper di Saint Nazaire sta già puntando decisamente a nord, impegnato controvento nell’Atlantico Meridionale, oltre le brulle Isole Falkland.

L’ultimo dei 27, l’ultimo a passare, potrebbe essere Sebastien Destremau, ancora lontanissimo dal temibile Capo, staccato da Yannick Bestaven di quasi tredicimila chilometri.

Si, avete letto bene, per lui quasi tredicimila chilometri di Oceano Australe ancora da percorrere, perso tra il quarantesimo ed il cinquantesimo parallelo, in balia dei quaranta ruggenti e dei cinquanta urlanti.

Il fiorentino Giancarlo Pedote invece Capo Horn lo ha passato indenne ieri notte, al timone di Prysmian Group, quando a Firenze le lancette degli orologi indicavano qualche minuto oltre le 2, dopo 57 giorni 11 ore e 52 minuti dalla partenza dal porto francese di Les Sables d’Olonne e dopo aver percorso 20.135 miglia nautiche.

Lo skipper di Prysmian Group è un “bizuths”, così vengono apostrofati quelli alla prima esperienza in questa regata estrema chiamata anche “l’Everest dei mari”, istituita nel 1989 e che dal 1992 si tiene ogni quattro anni.

Il “bizuths” Pedote se la sta cavando bene ed attualmente veleggia meritatamente in ottava posizione, staccato di circa 1.400 chilometri dall’ottimo Bestaven.

Alcuni di coloro che lo precedono non sono poi così lontani, certamente ancora alla portata della barca italiana. Louis Burton, che è quinto, si trova nemmeno a trecentocinquanta chilometri davanti a lui.

"Ho superato il Capo con 45 nodi di vento e un mare per fortuna non troppo disordinato! Avevo adattato le vele per una navigazione il più possibile sicura. Per me era molto importante preservare la barca anche in questo momento specifico, in modo da poterla utilizzare in tutte le sue potenzialità in risalita in Atlantico.

Ora che Capo Horn è passato, potrò finalmente respirare! Sono stanco, ma ora inizia la mia regata."

Dopo il passaggio di Capo Horn, quando le condizioni del mare lo hanno consentito e la tensione si è un po' abbassata, lo skipper italiano ha stappato una bottiglia di champagne, compiendo i gesti di rito: “Il primo sorso è per il mare, il secondo è per la barca, il terzo è per me” Poi, sotto la barba incolta ha abbozzato un mezzo sorriso: “rientrare in Atlantico è un po' come rientrare nel grembo materno”.

Adesso mancano circa 7000 miglia marine per arrivare al porto di arrivo di Les Sables d’Olonne. Nell’edizione del 2016-17, il velista francese Armel Le Cléac'h ha stabilito il record della Vendee Globe, rimettendo i piedi sulla terraferma dopo 74 giorni, 3 ore e 35 minuti.

Qualcuno riuscirà a battere il record? Sarà molto difficile e certamente non sarà Pedote.

Quel che è certo è che Prysmian Group è in buone condizioni e Giancarlo Pedote è molto motivato.

E allora noi attendiamo fiduciosi l’attracco del quarantacinquenne fiorentino, nato vicino alle acque limacciose dell’Arno e passato poi a domare quelle misteriose degli oceani più lontani, solo con i propri sogni e le proprie inquietudini, le notti illuminate fievolmente dalla Croce del Sud, descritta per la prima volta nel 1515 da un altro fiorentino, Andrea Corsali.

Ma questa è un'altra storia ….

Marco Burchi
© Riproduzione riservata


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