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Arte lunedì 20 giugno 2016 ore 18:50
I tesori dell'Istituto degli Innocenti
Il 24 giugno apre il nuovo Museo degli Innocenti, multidisciplinare che racconta la storia dell'istituto e dell'arte dal Quattrocento ad oggi
FIRENZE — Da Sandro Botticelli, passando per Domenico Ghirlandaio, Bartolomeo di Giovanni, Piero di Cosimo, Neri di Bicci, Luca della Robbia, Giovanni del Biondo: questi alcuni dei maetsri dell'arte del '400 raccolti nella nuova galleria d'arte dell'Istituto degli Innocenti. Tra le opere il trittico di Giovanni del Biondo, il trittico di Giovanni di Francesco Toscani e la pala di David Ghirlandaio.
L'Istituto degli Innocenti, in via della Pergola a Firenze, è stato prima rifugio per anziane e vedove con figli piccoli e poi ricovero per le donne che dovevano nascondere la maternità e avevano bisogno di un luogo sicuro in cui attendere il parto.
Tra i pezzi più significativi della collezione si trova la Madonna col Bambino e un angelo di Sandro Botticelli. Il dipinto è nel patrimonio dell'Ospedale da metà Ottocento. Di notevole importanza anche la Madonna col Bambino di Luca della Robbia, realizzata intorno al 1445, anno in cui l'istituzione inizia ufficialmente a operare.
È nella sala finale che sono raccolte le opere più prestigiose dell'Istituto degli Innocenti, riproposte secondo l'originale posizionamento sugli altari quattrocenteschi, l'Adorazione dei Magi di Domenico Ghirlandaio e le sette storie della predella di Bartolomeo di Giovanni giovane e assiduo collaboratore della bottega dei Ghirlandaio.
Poi l'opera di Piero di Cosimo, Madonnna col Bambino in trono e i santi e a destra l'Incoronazione di Neri di Bicci.
Oltre la sala del Ghirlandaio si trova il Coretto delle balie che conserva i manufatti realizzati dalle donne per motivi devozionali: in questo spazio spicca la statua settecentesca di San Nicola che fu donata alle fanciulle che qui vivevano. E' possibile anche ammirare la grande scultura in marmo raffigurante San Giovanni Evangelista. L'opera proviene dal tabernacolo dell'Arte della Seta posto all'esterno della chiesa di Orsanmichele e attribuita a Simone Talenti, architetto e scultore attivo nei principali cantieri fiorentini intorno alla metà del Trecento.
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