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Cronaca martedì 13 dicembre 2022 ore 19:10

Maxi sequestro di mangimi per animali da compagnia

L'incubo della mucca pazza dietro ai controlli dei funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dell’Ufficio Veterinario Frontaliero di Livorno e Pisa



LIVORNO — Sequestrati a Livorno 126.380 chilogrammi di mangimi per animali trasportati all’interno di cinque container ed in esportazione per la Nigeria. L'operazione è stata messa a segno dai funzionari dell’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli di Livorno, con il supporto del personale dell’Ufficio Veterinario Adempimenti Toscana Posto di Ispezione Frontaliera Livorno/Pisa, hanno operato un 

Si tratta di una partita di mangimi dichiarata come “mangime per animali da compagnia” (pet food), contenente il 25% di Proteine Animali Trasformate di ruminanti, selezionata controllo documentale dal Circuito Doganale di Controllo ma elevata a verifica fisica della merce dall’Ufficio delle Dogane di Livorno perché la documentazione presentata ingenerava perplessità e non era ritenuta esaustiva e soddisfacente.

Sarebbero emerse criticità in merito alle etichettature poste sui sacchi del mangime, che indicavano la dicitura “materia prima per la produzione di mangime per animali”, dunque una indicazione generica, senza che fosse specificata la destinazione all’utilizzo per la produzione di pet food. Inoltre la merce presentava le componenti disaggregate, non particolarmente polverulente e fortemente sgrassate, tali da renderle difficilmente utilizzabili direttamente come mangimi per pet food. Tale mangime, per le caratteristiche evidenziate e rilevate all’atto della verifica, avrebbe potuto essere utilizzato dal destinatario come mangime per animali da reddito, per esempio pesci da acquacoltura o animali da allevamento.

I Regolamenti di settore vietano l’esportazione di mangimi contenenti PAT di ruminanti, tranne nei casi in cui il mangime sia un mangime finito e destinato esclusivamente agli animali da compagnia.

Il motivo di tale divieto è da individuare nel rischio che le PAT di ruminanti potrebbero contenere il morbo della BSE, la mucca pazza, e dunque entrare prima nella catena alimentare degli animali da reddito da allevamenti e acquacoltura e poi nella catena alimentare umana, contagiando così gli esseri umani col morbo della BSE.

All’esportatore è stata comminata una sanzione amministrativa. 


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