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Cronaca lunedì 02 settembre 2024 ore 18:20
Mescalina e kratom, sgominata banda di trafficanti
Sono 15 le misure cautelari eseguite all'alba dai carabinieri. La droga importata dall'estero, in particolare da Perù e Spagna. Scambi sul darkweb
LIVORNO — E' di 15 persone raggiunte da custodia cautelare, 9 delle quali in carcere, il bilancio di un'operazione denominata Mexal con cui i carabinieri del comando provinciale di Livorno hanno sgominato una banda di trafficanti di droga dall'estero.
Mescalina e kratom ma anche hashish, cocaina, eroina e metadone venivano immessi in Italia e in Toscana specialmente dal Perù e dalla Spagna, per un giro d'affari stimato in 150mila euro nell'arco di 7 mesi.
Le misure cautelari sono state eseguite dai militari dell'Arma sul far dell'alba e riguardano 6 cittadini italiani e 9 di nazionalità straniera, extracomunitari (4 residenti nelle province di Livorno e Pisa, 5 senza fissa dimora). Hanno età comprese fra 26 e 67 anni e sono ritenuti responsabili a vario titolo e in concorso di traffico, importazione e spaccio di sostanze stupefacenti.
Per 9 di loro si sono aperte le porte del carcere, uno è stato collocato agli arresti domiciliari e per 5 è stato emesso un divieto di dimora nel comune di Livorno. Fra gli arrestati anche un imprenditore 38enne attivo nel Livornese.
L'indagine
L’indagine, denominata Mexal, è stata avviata a seguito di una segnalazione della Dcsa (Direzione Centrale per i Servizi Antidroga) sul sequestro operato in Francia nel 2023 di un pacco proveniente dal Perù contenente due chili mescalina, indirizzato a una donna di Rosignano Marittimo.
Quel pacco ha consentito di individuare una fiorente attività di spaccio che interessava diverse province in Toscana e Liguria per un giro d’affari, in 7 mesi, stimato in 150mila euro. In particolare le cessioni avvenivano nel centro di Livorno, nelle aree boschive del Piombinese, nelle province di Pisa e di La Spezia nonché in Castiglione della Pescaia.
Mescalina e kratom venivano importati tramite spedizioni internazionali a seguito dell’acquisto tramite criptovalute sul darkweb/Telegram, o attraverso viaggi effettuati personalmente da uno dei principali indagati.
I termini utilizzati per riferirsi alle droghe erano “aperitivo” o “frutta” per indicare genericamente lo stupefacente o “uva bianca” per la cocaina, “uva nera” per l’eroina, “plastica” oppure il “vetro” per il metadone, a seconda del tipo di confezionamento.
Non sono mancati, fanno sapere i carabinieri in una nota, anche feedback sulla droga da parte degli assuntori con le parole “frutta marcia” per indicare una fornitura di qualità scadente.
Altre indicazioni facevano riferimento all’immagine riportata sui panetti: quando gli indagati parlavano di “gioco” o di “Mario” indicavano una partita di hashish su cui era raffigurata l’immagine di un noto videogioco.
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