Attualità venerdì 20 dicembre 2024 ore 18:00
Un impianto sottocute per curare il Parkinson

Si chiama infusione sottocutanea continua l'innovativo trattamento di somministrazione di levodopa praticato a due pazienti toscani
LUCCA — Parkinson: il progresso terapeutico è in Toscana. All'ospedale San Luca di Lucca, la neurologia diretta dal dottor Marco Vista ha effettuato per la prima volta un trattamento che prevede un impianto sottocute per l’infusione sottocutanea continua, 24 ore su 24, di levodopa, amminoacido utilizzato per la cura di questa patologia, che è tuttora il gold standard della terapia per questi casi.
Il trattamento che rappresenta un passo avanti significativo per i pazienti affetti dalla malattia di Parkinson, e l'impianto sottocute per la somministrazione di questo farmaco è stato effettuato per la prima volta a Lucca martedì scorso, su due pazienti in fase avanzata di malattia, nell’ambito dell’ambulatorio per i disturbi del movimento.
L’attività specifica è stata gestita dalle dottoresse Martina Giuntini e Stefania Salvetti e dall'infermiera Sonia Salvestrini.
Il Parkinson è tra le malattie neurodegenerative più diffuse e colpisce circa 6,1 milioni di persone nel mondo. In Italia si stimano oltre 300mila persone, un numero che si prevede raddoppierà entro il 2050. Si tratta di una patologia complessa che è caratterizzata da tremore, rigidità muscolare, lentezza dei movimenti e difficoltà di equilibrio.
Dal Marzo 2024 è disponibile anche in Italia la nuova modalità di somministrazione della Levodopa, nei casi di malattia di Parkinson, nel caso in cui le combinazioni di medicinali disponibili non abbiano dato risultati soddisfacenti. Si tratta della prima e unica terapia a base di foslevodopa/foscarbidopa in infusione sottocutanea a somministrazione continua e può aiutare i pazienti a prolungare il periodo in cui i sintomi sono ben controllati, generalmente definito come stato di "On".
Lo sviluppo della nuova combinazione a base di foslevodopa/foscarbidopa è stato supportato da due studi di Fase 3: uno studio della durata di 12 mesi che ha valutato la sicurezza, la tollerabilità e l'efficacia a lungo termine dell'infusione sottocutanea continua, e uno studio della durata di 12 settimane che ha confrontato l'efficacia e la sicurezza della combinazione foslevodopa/foscarbidopa con la levodopa/carbidopa per via orale.
Si tratta di un progresso importante per tutte le persone affette dalla malattia di Parkinson, che storicamente hanno avuto opzioni di trattamento limitate: quando il trattamento orale non è più sufficiente a migliorare le fluttuazioni motorie, i pazienti hanno bisogno di opzioni alternative e questo tipo di terapia con infusione sottocutanea, che garantisce quindi un controllo stabile dei sintomi della malattia di Parkinson in fase avanzata, risponde a questa esigenza.
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