Attualità giovedì 23 aprile 2020 ore 15:00
Ira dei tessili, Biella riparte, Prato no
Nel distretto tessile del nord l'accordo tra prefettura e imprese è stato trovato. Abbiamo chiesto agli industriali perché qui ancora non è successo
PRATO — Il motore del distretto tessile di Biella, in Piemonte, si è riacceso. A Prato, l'altro polo del tessile in Italia, invece le macchine sono ferme nelle aziende e il dato resta sempre il solito: il 90 per cento delle imprese è paralizzato da quando è scattato il lockdown per le attività produttive. Eppure, dicono gli industriali, in Piemonte l'epidemia di Covid ha picchiato molto più duro e intanto insistono per riaprire i battenti il 27 aprile e non il 4 maggio, data a partire dalla quale il governo sta programmando la ripartenza graduale delle imprese.
Abbiamo raggiunto telefonicamente il presidente del settore moda di Confindustria Toscana Nord Andrea Cavicchi al quale abbiamo chiesto una spiegazione di questa ripartenza differenziata in Piemonte e in Toscana.
"A Biella la Confindustria locale ha trovato un accordo con la prefettura per riaprire garantendo la massima sicurezza e con condizioni precise: le imprese, per esempio, per il momento non possono impiegare più del 33 per cento del personale e anche la produzione si deve mantenere sotto a quella percentuale"
E a Prato che è successo?
"Qui da noi c'è stato il cambio al vertice della prefettura in piena emergenza Covid (vedi articolo correlato) e quindi è per forza di cose passato del tempo utile: solo lunedì scorso, infatti, c'è stato il primo incontro ufficiale con il nuovo prefetto che ha voluto capire bene la situazione del distretto pratese. Noi abbiamo ovviamente fatto presente l'urgenza di ripartire il prima possibile. A Prato e a Biella, per intenderci, le linee di approccio sono le stesse: massima attenzione alla sicurezza contro il contagio ma anche massima attenzione alla produzione che deve ripartire".
Il 27 aprile sarà la volta buona?
"Lo speriamo tutti. Anche perché, con il 1 maggio di mezzo, quella sarà una settimana di appena quattro giorni lavorativi e la produzione da noi non riparte con un click: ci vuole del tempo per rimettere in moto tutto il sistema, lo stesso che abbiamo chiesto quando abbiamo dovuto chiudere. In quel caso abbiamo chiesto 72 ore in più al governo per mettere in sicurezza gli impianti".
E poi ci sono i contatti che il distretto tessile deve riannodare.
"Sì, noi non siamo più stati in grado di dire ai nostri clienti quando saremmo stati in grado di consegnare gli ordini. A Prato questo non era mai successo e dà un'immagine di scarsa precisione che si può pagare molto cara".
Ora si attendono con ansia le decisioni che, nell'arco delle prossime 48 ore, dovrebbero arrivare dal Governo: il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha infatti annunciato entro sabato la comunicazione delle modalità di ripartenza nella cosiddetta Fase 2.
Dario Pagli
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