Trasporto merci, costi e lavoro colpiti dal Covid

Allarme di Confindustria sull'aumento dei costi per il settore e sulla fuga degli autisti che sarebbe causata dall'obbligatorietà del green pass

PRATO — Gli effetti della pandemia si sono abbattuti sul trasporto merci e sulla logistica, è quanto evidenziato da Confindustria che ha analizzato la situazione delle tre province toscane ad alta produttività di Lucca, Pistoia e Prato.

L'export nel secondo trimestre 2021 ha registrato un aumento del 51,6 per cento rispetto al minimo dello stesso trimestre 2020 e un leggero incremento anche rispetto al periodo pre crisi quindi potenzialmente la situazione sarebbe positiva se sul settore non si fossero abbattuti gli effetti della pandemia sottolineati dal rappresentate di Confindustria Toscana, Federico Albini che spiega "Il settore accusa criticità in un momento che, a condizioni normali, potrebbe essere floridissimo".

Le difficoltà. Il commercio mondiale risulta condizionato dai costi marittimi da e per la Cina, "I costi sono sestuplicati in un anno: da meno 2.000 a circa 12mila dollari per singolo container di dimensione standard". Motivi dell'aumento sono "la stringente politica anticovid della Cina, che mette in lockdown intere città anche portuali non appena si verifica un solo caso di positività; le procedure adottate per le navi che attraccano nei porti, e che ha dilatato la quarantena dai due giorni richiesti negli altri Paesi a otto; gli inevitabili ingorghi marittimi, che portano i prezzi alle stelle con l'assurdo che sono più scarsi i container delle navi. Con l'aumento dell'acciaio Corten necessario a produrli, rincarano inoltre ovviamente i container da noleggiare”.

Il trasporto su gomma. Albini sottolinea “Fonti Anita, l’associazione nazionale delle imprese di trasporto automobilistico documentano che anche il prezzo del gasolio per autotrazione è cresciuto pesantemente nel corso del 2021, passando da 1.350 euro per mille litri di Gennaio a 1.523 euro rilevate a Settembre".

Scarso uso di ferrovie e oleodotti. "Studi del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti documentano che nel 2020 solo il 15,25 per cento delle merci ha privilegiato questa forma di trasporto per tratte superiori a 50 chilometri. E’ evidente che un paese in forte ripresa come l'Italia ha bisogno di ben altri canali per movimentare la sua produzione”.

Infine il green pass avrebbe fatto scappare gli autisti stranieri. "Sebbene la percentuale di non vaccinati nel nostro settore sia in linea con il dato nazionale, esiste un grave problema relativo al personale viaggiante, in gran parte di nazionalità estera; il rischio è quello di una “fuga in massa” di autisti che pur di non sottoporsi alla vaccinazione o al tampone per essere in regola con il green pass, hanno già annunciato di voler rientrare nei loro Paesi di origine o addirittura trasferirsi in altri Stati europei, dai quali difficilmente rientreranno una volta conclusa l'emergenza sanitaria. E' un effetto che dobbiamo considerare fin da subito, vista anche la difficoltà a trovare autisti italiani, preesistente alla crisi pandemica".

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