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Attualità lunedì 12 febbraio 2024 ore 18:45

Crolla la richiesta di chianina, stalle a rischio chiusura

mucche chianina in stalla

Le abitudini alimentari mutano e con esse il mercato. Così la carne simbolo del mangiar toscano rischia di trasformarsi da regina a Cenerentola



PROVINCIA DI AREZZO — Crolla la richiesta di carne Chianina simbolo del mangiar toscano, così sono decine le stalle a rischio di dover chiudere i battenti: l'allarme arriva dalla Cia di Arezzo, territorio provinciale in cui il bovino 'gigante bianco' è un simbolo non solo dell'alimentazione ma addirittura del paesaggio. 

E invece non più: quella che era la regina incontrastata della provincia aretina, il simbolo dell’agricoltura e delle terre sottratte alla palude, apprezzata per le sue qualità ma anche per la capacità di evocare la tradizione e la bellezza della campagna toscana, ebbene adesso si trova progressivamente a far da Cenerentola in un mercato che continua a modificare i suoi usi, le sue abitudini e i suoi gusti, dove il consumo di carne è in continua discesa stritolato da nuove tendenze che cominciano ad avere riflessi importanti sui consumi. 

"Il rischio? E’ di assistere a una continua e progressiva emorragia di aziende che cessano la produzione e con essa anche il presidio del territorio", è il grido d'allarme lanciato dalla Confederazione italiana agricoltori aretina che è stata impegnata in un faccia a faccia tematico con i suoi associati.

“Oltre alle ormai note difficoltà che attraversano più in generale il mondo agricolo – spiega la presidente Serena Stefani - i produttori di Chianina devono fare i conti con una crisi di mercato grave e con regole sempre più stringenti e di difficile applicazione”.

“Le nostre stalle restano piene. L’indice di apprezzamento di questa razza è tutto in calo. Fatichiamo a vendere i capi, nonostante il prezzo di mercato si sia progressivamente abbassato fino a posizionarsi sui livelli delle altre razze”, si lamenta Marcello Polverini, allevatore valtiberino, a capo di un’azienda familiare multifunzionale che, invece di protestare salendo sul trattore, in questi giorni ha preferito rappresentare i disagi del settore rimanendo vicino ai suoi animali.

Ecco come spiega quanto sta accadento: “L’allevamento della razza richiede una gestione complessa e costosa, che oggi non è più remunerativa. Negli ultimi anni, poi, abbiamo assistito ad un autentico crollo delle richieste. Ormai si mangia meno carne e i canali di vendita si sono ristretti. Senza considerare che l’affermazione di nuove realtà commerciali ha svalorizzato il prodotto". 

E ancora: "Pensate che basta un 20% di questa carne, per fare di un hamburger un hamburger di Chianina. E’ evidente la necessità di avviare una campagna di tutela del prodotto complessiva, insieme a un programma di informazione e comunicazione adeguato per promuovere un’eccellenza a cui tanti allevatori da anni si dedicano con impegno e passione”.

Secondo la presidente Stefani: “L’allevamento di Chianina non è più economicamente sostenibile. Diminuiscono le stalle, calano i capi allevati, l’emorragia di aziende è forte soprattutto nelle aree più marginali, dove rappresentano anche un elemento di presidio importante". 


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