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Cronaca martedì 18 novembre 2025 ore 12:50

In fin di vita dopo l'intervento chirurgico abusivo

ferri chirurgici

La donna è stata trasportata d'urgenza in ospedale dopo che si era sottoposta a un trapianto al cuoio capelluto da parte di un medico non abilitato



PROVINCIA DI AREZZO — Incosciente, in fin di vita, è stata portata d'urgenza in ospedale dove è stata rianimata e stabilizzata. A quel punto la denuncia choc: la donna si era sottoposta a un intervento di trapianto di cuoio capelluto effettuato abusivamente da una sedicente medico priva di titoli abilitativi. 

Dopo l'anestesia, spiega una nota della questura di Arezzo, era insorta una grave infezione, poi la serie di complicanze che avevano messo a rischio la sua sopravvivenza.

Da lì le indagini, al termine delle quali la polizia si Stato ha denunciato in concorso due persone, indagate per esercizio abusivo della professione medica e lesioni personali colpose gravissime. Si tratta della donna di 40 anni che avrebbe materialmente eseguito l'intervento pur in assenza di titolo abilitativo e del medico titolare dello studio che di ciò sarebbe stato consapevole.

L'attività pubblicizzata sui social

L'attività investigativa è stata coordinata dalla procura di Arezzo, ed ha portato ad accertare lo svolgimento di attività sanitarie abusive all’interno di uno studio medico del territorio provinciale aretino in cui sarebbero stati praticati interventi di trapianto al cuoio capelluto in assenza di personale abilitato e delle autorizzazioni previste dalla legge.

Dopo la denuncia della donna giunta, all'ospedale San Donato di Arezzo in condizioni disperate, gli agenti della squadra mobile avevano acquisito la sua cartella clinica ed ascoltato testimoni. Dunque erano passati a reperire i documenti circa l'esistenza della clinica e su chi avesse materialmente eseguito l’intervento al cuoio capelluto sulla paziente. 

Ne è emerso che le prestazioni sanitarie di trapianto dei capelli lì eseguite abusivamente venivano pubblicizzate anche tramite i social come semplici interventi estetici di rinfoltimento del cuoio capelluto. Di fatto però, invece, consistevano in vere e proprie operazioni di microchirurgia, eseguite con strumenti medici e anestetici locali da un’operatrice priva dei titoli e delle competenze necessarie, ma soprattutto senza l’assistenza di un professionista sanitario qualificato.

Pagamento in contanti fino a 1.500 euro

I pazienti ascoltati hanno riferito di avere ricevuto ogni garanzia sulla sicurezza delle procedure chirurgiche e sull'abilitazione del medico che ritenevano perfettamente titolato.

Una donna di 40 anni di origini sudamericane - una degli indagati, colei che svolgeva materialmente gli interventi chirurgici non autorizzati - era in possesso di una laurea in medicina conseguita all’estero, ma non riconosciuta in Italia e doveva per questo necessariamente trovare appoggio presso uno studio medico abilitato.

Lì, con la piena consapevolezza del medico titolare che è l'altro indagato, possedeva una stanza a suo uso esclusivo dove effettuava le visite e gli interventi chirurgici di trapianto di capelli pretendendo pagamenti in contanti da 1400/1500 euro. All’esterno dello studio medico oggetto d’indagine c'era persino l’insegna della società riconducibile all’indagata e sponsorizzata sui social network, rimossa a spron battuto dopo gli eventi che hanno portato in fin di vita la paziente dalla cui denuncia hanno preso avvio le indagini.

Il controllo all'interno dello studio ha consentito agli investigatori di trovare postazioni e materiali riconducibili agli interventi chirurgici non autorizzati, nonché documentazione pubblicitaria che promuoveva il servizio offerto dall’indagata. Gli accertamenti successivi hanno anche appurato come gli interventi non autorizzati avvenissero con la piena consapevolezza del medico titolare dello studio, ben conscio della circostanza che l’indagata, pur priva di un titolo riconosciuto in Italia e non iscritta all’Ordine dei Medici operasse liberamente i pazienti in piena autonomia.


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