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Politica domenica 18 dicembre 2016 ore 15:00
Renzi riparte, elezioni con il Mattarellum
Renzi si rilancia come segretario-allenatore di una nuova classe dirigente, punta alle elezioni con il Mattarellum e il Pd gli dà l'ok senza minoranza
ROMA — Matteo Renzi ha aperto l'assemblea nazionale del Pd con un'analisi che ha definito "spietata" della sconfitta referendaria ("abbiamo straperso") ma si è guardato bene dal presentare le dimissioni da segretario. E dopo quattro ore di interventi, la sua relazione che ha cancellato l'ipotesi di anticipare il congresso del partito e ha posto come nuova sfida le elezioni anticipate con il Mattarellum ha incassato il via libera dall'assemblea nazionale del Pd con 481 voti favorevoli, 2 contrari e nessun astenuto. La minoranza Pd non ha partecipato alla votazione, un po' perchè la relazione è piaciuta poco un po' perchè il Mattarellum, la legge con cui Prodi sconfisse Berlusconi nel 2006, non dispiace per niente.
Il primo vero faccia a faccia all'interno del Partito democratico dopo la batosta del 4 dicembre è quindi finito come previsto: l'ex premier è rimasto in sella e ha tracciato una road map che punta alle elezioni anticipate per riportarlo a Palazzo Chigi nel più breve tempo possibile, con buona pace per le lacerazioni interne che il confronto in assemblea ha a malapena sfiorato.
All'inizio del suo intervento, Renzi ha analizzato gli errori commessi nella campagna referendaria e si è assunto le responsabilità della sconfitta ma senza mai mettere in discussione il merito delle riforme del suo governo; per lui si è trattato soprattutto di errori di comunicazione, di mancanza di empatia con gli elettori, di ascolto non attento.
"Non ho capito i rischi della politicizzazione del referendum - ha detto il segretario all'assemblea - Abbiamo perso al sud, nelle perfieri, fra i giovani e soprattutto fra le persone fra i 30 e i 40 anni. Non siamo riusciti a entrare in empatia, a farci capire".
Renzi ha poi rilanciato il suo ruolo di segretario e leader rinviando il congresso dei dem alla sua scadenza naturale, il 2018, compre previsto dalle procedure e dalle regole dello Statuto. E lanciando la nuova sfida: le elezioni politiche anticipate, da affrontare a primavera o a giugno, dopo un mese di campagna di ascolto nei circoli e nelle federazioni, un paio di eventi di portata nazionale per la predisposizione del programma e soprattutto un'opera di selezione di una nuova classe dirigente, "formata da giovani e non giovani", che lui stesso vorrebbe "allenare" dopo averli "stanati uno ad uno". Il riferimento è al sondaggio da lui stesso lanciato su Facebook per chiedere a cittadini ed elettori: "Dove abbiamo sbagliato?". Renzi ha dichiarato che gli hanno risposto in dodicimila, a dimostrazione "di quanta gente è pronta a impegnarsi".
Nessuna parola per i compagni di partito che volevano anticipare il congresso o per i candidati alla segreteria nazionale che si erano già fatti avanti: il governatore della Toscana Enrico Rossi e Roberto Speranza della minoranza dem.
Ma con quale sistema elettorale Renzi vorrebbe affrontare il voto anticipato delle politiche? La proposta rivolta dal segretario Pd a tutte le forze politiche è il Mattarellum, la legge del 1993 /(primo firmatario proprio Sergio Mattarella) che dava spazio anche alle coalizioni e al ruolo dei leader nella competizione elettorale. "Altrimenti saremo costretti a votare con il Consultellum" ha detto Renzi, ovvero l'Italicum messo a punto dal suo governo, approvato a colpi di fiducia e ora davanti alla scure della Consulta per un ricorso che ne contesta la costituzionalità (udienza in programma per il 24 gennaio).
I lavori sono andati avanti con gli interventi dei membri dell'assemblea, a partire dagli esponenti della minoranza Pd e compresi i candidati alla segreteria Roberto Speranza ed Enrico Rossi che hanno ribadito la loro richiesta di indire subito il congresso, aprendo un confronto interno sulle politiche sociali e del lavoro e sul ruolo del Partito Democratico. Anche e soprattutto per scongiurare nuove sconfitte.
Da segnalare il durissimo attacco dell'ex candidato a sindaco di Roma Roberto Giachetti contro la minoranza dem che ha votato no al referendum costituzionale e in particolare contro Speranza. Attacco culminato con la frase "Speranza ha la faccia come il culo" che ha innescato un coro di "buuuu" e di proteste dal pubblico. A tal punto che Giachetti ha poi rettificato dicendo: "Va bene, Speranza ha la faccia di bronzo".
Nota a margine: la relazione di Renzi è stata votata intorno alle 15 ma l'assemblea si è chiusa tre quarti d'ora dopo per dare la parola a tutti coloro che l'avevano chiesta. Ma, a votazione avvenuta, la sala si è svuotata e solo un paio di file di persone sono rimaste, educatamente e democraticamente, ad ascoltare gli ultimi interventi. Una vera minoranza.
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