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Cronaca mercoledì 07 giugno 2017 ore 21:07
Inchiesta Consip fra fughe di notizie e depistaggi
Sono saliti a 4 gli ufficiali dei carabinieri indagati a vario titolo. Il colonnello Sessa accusato di aver mentito al suo capo. Le verità di whatsapp
ROMA — Giornata di svolta per l'inchiesta delle procure di Roma e di Napoli sugli appalti miliardari della centrale acquisti dello Stato Consip, almeno per la parte relativa alle frequenti fughe di notizie che hanno certamente reso più complesso e difficoltoso il lavoro degli investigatori.
La novità è l'iscrizione nel registro degli indagati del vicecomandante del Noe dei Carabinieri Alessandro Sessa, accusato di depistaggio. Oggi il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone lo ha interrogato per un'ora.
Anche nel maggio scorso i pm romani avevano rivolto al colonnello Sessa alcune domande ma in veste di testimone. Ed è stato proprio allora che, secondo gli inquirenti, Sessa avrebbe mentito raccontando di aver comunicato l'esistenza dell'indagine Consip al suo superiore, il comandante del Noe Sergio Pascale, dopo il 6 novembre 2016, ovvero dopo che alcune testate giornalistiche avevano pubblicato la notizia che Tiziano Renzi, padre del segretario del Pd ed ex premier Matteo, era in allarme per un'inchiesta che lo riguardava.
I pm sono invece convinti, anche sulla base di alcuni messaggi whatsapp scambiati fra Sessa e il capitano del Noe Giampaolo Scafarto, indagato per falso, che quella informativa sia avvenuta alcuni mesi prima, probabilmente durante i mesi di giugno o di luglio, quindi in epoca precedente alla prima fuga di notizie sulle indagini che risalirebbe all'agosto 2016, come testimoniato dall'amministratore delegato di Consip Luigi Marroni. Di qui la decisione di indagare Sessa per depistaggio.
Sempre oggi è stato nuovamente interrogato dai pm romani anche il capitano del Noe di Napoli Giampaolo Scafarto, accusato di falso ideologico e materiale per aver inserito alcuni elementi incompleti o erronei nelle informative sull'inchiesta Consip inviate alla procura di Roma. Elementi falsi che avrebbero potuto aggravare la posizione di alcuni indagati come Tiziano Renzi. Scafarto è rimasto davanti ai pm per tre ore. Voci ufficiose parlano di nuovi elementi di accusa a suo carico. Al termine dell'interrogatorio il suo avvocato difensore, Giovanni Annunziata, ha dichiarato che il suo assistito non è stato oggetto di nuove contestazioni e che ha risposto a domande inerenti a sms e messaggi whatsapp legati alle sue attività investigative. Compresi quelli scambiati con Sessa.
La notizia che già nell'ottobre 2016 Tiziano Renzi era preoccupato per un'inchiesta a suo carico è stata confermata ai pm anche dal sindaco di Rignano sull'Arno Daniele Lorenzini, a cui Renzi senior avrebbe confidato proprio in quel periodo le sue ambasce.
Renzi senior ha poi ricevuto ufficialmente un avviso di garanzia per traffico di influenze illecite nell'ambito degli appalti Consip quattro mesi dopo, nel febbraio 2017. Indagato per lo stesso reato anche un suo amico imprenditore di Scandicci, Carlo Russo. L'accusatore principale dei due è ancora l'amministratore delegato dell'ente Marroni che ha raccontato ai pm di aver subìto pesanti pressioni da Russo per conto di Tiziano Renzi al fine di influenzare l'esito di alcune gare di appalto. Il padre dell'ex premier ha sempre respinto ogni addebito.
Ma ci sono altri due alti ufficiali dei carabinieri indagati nell'inchiesta Consip: il comandante generale dell'Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette e il comandante della Legione Toscana Emanuele Saltamacchia. Entrambi sono accusati di rivelazione di segreto d'ufficio insieme al renzianissimo ministro dello sport Luca Lotti.
Del Sette avrebbe parlato dell'inchiesta Consip al presidente dell'ente Luigi Ferrara che a sua volta ne avrebbe informato l'amministratore delegato Marroni.
Saltalamacchia invece, nell'ottobre 2016, avrebbe consigliato a Tiziano Renzi di non frequentare "certi personaggi". E pochi giorni dopo un vecchio amico di famiglia dei Renzi, Roberto Bargilli, assessore comunale a Rignano, è stato intercettato mentre telefonava proprio all'imprenditore Carlo Russo chiedendogli di non contattare più "il babbo".
Fughe di notizie e depistaggi a parte, i filoni principali dell'inchiesta sulla Consip sono incentrati su episodi di turbativa d'asta e corruzione in due gare di appalto, una da un miliardo e seicento milioni di euro bandita nel 2012 per i servizi di pulizia nelle scuole e l'altra da due miliardi e settecento milioni di euro bandita nel 2014 per la pulizia e la manutenzione di altri edifici pubblici. Nessuno dei due appalti è stato ancora assegnato e fino ad oggi c'é una sola persona finita in carcere per corruzione: l'imprenditore napoletano Alfredo Romeo. Il processo a carico suo e del funzionario Consip corrotto, Marco Gasparri, reo confesso, è stato fissato per il prossimo 19 di ottobre.
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