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Attualità martedì 22 aprile 2014 ore 13:45

La Resistenza toscana avrà il suo Museo

Il governatore della Regione ha aperto all'idea lanciata dall'Anpi di costituire un Museo dedicato alla storia delle lotte partigiane in Toscana



FIRENZE — In tempi di ristrettezze economiche gli enti locali devono scegliere con oculatezza come e dove investire le risorse disponibili, ma quelli necessari a costruire un Museo della Resistenza sarebbero soldi spesi bene.
Parola di Enrico Rossi, il Presidente della Toscana che intervenendo all'interno della mensa del Nuovo Pignone, davanti a decine di operai in occasione dell'anniversario della Liberazione, ha sottolineato che la Regione è pronta a fare la sua parte per costruire la nuova casa della memoria della lotta partigiana. 

Il presidente ha ricordato nel suo intervento che dalla Resistenza, dal 25 aprile, dalla vittoria sul nazifascismo nasce la Costituzione, con il suo articolo 1: "L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro". E anche per questo, ha sottolineato, oggi bisogna ragionare di più sul rapporto tra democrazia e lavoro. I dati Istat, ha ricordato, parlano di un milione di famiglie senza un reddito da lavoro, di oltre 4 milioni di giovani disoccupati, di cui 88mila nella sola Toscana. Ecco perché oggi la priorità è creare lavoro, dare un'occupazione a chi non ce l'ha. E le opportunità non mancano, basti pensare alle opere necessarie per ridurre il rischio idraulico, geologico e sismico, alla necessità di potenziare e rendere più fruibile l'offerta dei beni culturali, agli interventi in campo sociale e sanitario.

Il presidente ha dedicato una parte del suo discorso al contributo importante che la fabbrica fiorentina ha dato alla Resistenza, con la partecipazione agli scioperi per il pane e la pace del marzo del '44. Fu un atto coraggioso dopo un ventennio in cui il fascismo aveva proibito gli scioperi. Così la classe operaia fu protagonista e classe dirigente del Paese. E a Firenze fu Mario Fabiani ad organizzare insieme ai lavoratori quello sciopero che partendo dal Pignone e dalla Galileo coinvolse tante medie e piccole imprese, da Firenze a Prato a Empoli a Santa Croce. Centinaia di uomini, ha concluso, che manifestarono contro la guerra furono arrestati e deportati su carri bestiame con destinazione il campo di Mauthausen. Solo 71 tornarono a casa. Il Pignone pagò il suo contributo con sei deportati di cui uno solo, Luigi Leporatti, fece ritorno.


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