Attualità giovedì 12 giugno 2025 ore 08:00
Boom di accessi nei centri per uomini maltrattanti

Tra il 2017 e il 2023 gli accessi sono cresciuti del 135%. In un solo anno sono stati presi in carico nelle strutture toscane 659 autori di violenze
TOSCANA — 659 uomini maltrattanti presi in carico nell'arco di un solo anno, il 2023, e dato più che raddoppiato (+135%) rispetto al 2017: è il bilancio delle attività dei Centri per uomini autori di violenza (Cuav) della Toscana, strutture che si inseriscono nei percorsi di contrasto alla violenza di genere. Se ne è parlato ieri a Firenze, con la presentazione del Rapporto di ricerca realizzato da Anci Toscana con la Regione Toscana, in collaborazione con l’Osservatorio Sociale Regionale.
I centri sono nati tra il 2009 e il 2020 e i punti di accesso sono 9 (6 principali e 3 secondari): il Cam di Firenze è stato il primo centro in Italia, gli altri sono sono Lui a Livorno, Nuovo Maschile a Pisa, Sam a Grosseto e Pur a Massa Carrara; oltre a Psicosfera, che ha partecipato alla ricerca pur non essendo ufficialmente accreditato.
“L’evento si occupa di un tema che purtroppo continua ad essere sempre più grave e presente, che è quello della violenza di genere", spiega il direttore di Anci Toscana Simone Gheri, che ha aperto l’incontro con le assessore regionali Alessandra Nardini e Serena Spinelli, e con Francesca Basanieri, presidente commissione regionale Pari Opportunità.
Dal rapporto emerge che le tipologie di accesso ai Cuav nel tempo sono cambiate: a livello nazionale, se nel 2020 gli accessi con “codice rosso” costituivano il 29%, nel 2022 sono saliti al 40%; in Toscana sono il 23,2%. Gli accessi spontanei, pur invariati in termine di valore assoluto, sono diminuiti in incidenza (dal 30,5% nel 2016-2019 al 8,7% nel 2023), mentre gli invii dal settore pubblico e privato sono aumentati. Una modalità di accesso più recente è l’ammonimento, regolato dalla Legge 168 del 2023, che prevede la cancellazione del provvedimento verso l’uomo in seguito a un percorso positivo presso i Cuav.
Il rapporto sottolinea che, nonostante alcuni di questi centri operino proficuamente da tempo, c’è ancora molto da fare per omogeneizzare caratteristiche e percorsi, esigenza sempre più pressante alla luce sia dei recenti finanziamenti che delle nuove normative.
Il rapporto esplora anche il tema della rete e della collaborazione tra Cuav e altri attori, inclusi i Centri antiviolenza, rilevando difficoltà legate alle diverse prospettive; un percorso lento e non sempre facile, a causa di dubbi sull’uso strumentale dei percorsi riabilitativi e sulle implicazioni ideologiche del ‘decentramento’ (anche se parziale) della vittima femminile. Tuttavia, la collaborazione si sta rafforzando, portando ad un allargamento dell’interpretazione della violenza e a un ampliamento degli approcci.
"Il rapporto - prosegue Gheri - affronta il problema da una prospettiva diversa ma molto importante, che si inserisce in un lavoro culturale fondamentale; è necessario partire dall’educazione nelle scuole e in generale dei ragazzi, perché solo attraverso il senso del rispetto dell’altro e della donna potrà cambiare una situazione veramente preoccupante. Come sistema dei Comuni, continueremo a lavorare e a supportare ogni iniziativa che vada in questo senso”.
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