Attualità mercoledì 02 aprile 2025 ore 17:50
Toscana terra di oltre 500mila volontari

Altri due milioni di persone si dichiarano disponibili a dedicarsi ad attività di volontariato ma a determinate condizioni. L'indagine di Cesvot
TOSCANA — Sono oltre 500mila i toscani impegnati nel volontariato. 2 milioni di persone, il 74,5% di chi oggi non è attivo nel volontariato, si dichiarano disponibili a farlo, ma a determinate condizioni.
È quanto emerge dall’indagine realizzata da Sociometrica per il Centro Servizi Volontariato Toscana (Cesvot) sul rapporto tra i cittadini toscani, la partecipazione civica e il terzo settore, presentati ieri nella la sede regionale dell'organizzazione.
L'indagine demoscopica si articola in quattro aree tematiche principali: la percezione e partecipazione al volontariato; la qualità della partecipazione civica e politica; i bisogni pubblici e ruolo del volontariato; i media e formazione dell'opinione pubblica.
Secondo i dati raccolti, l’84,4% dei toscani considera i volontari come “persone da ammirare”, un dato in crescita rispetto al passato. Quasi un terzo della popolazione toscana (31,8%) dichiara di svolgere attività di volontariato, suddiviso tra forme organizzate (17,7%) e iniziative spontanee (14,1%). In valore assoluto le persone coinvolte in forme di volontariato organizzato in Toscana sono 556.310; il 28,4% svolge volontariato regolarmente, una platea di 282.869 persone che considera l’aiuto agli altri parte della propria quotidianità.
“Sono due milioni - spiega il presidente di Cesvot Luigi Paccosi - i cittadini toscani disposti, a determinate condizioni, a intraprendere un’esperienza di volontariato, attività che gode di un elevatissimo livello di fiducia (82,7%) nella nostra Regione. Dalle prime rilevazioni svolte sul tema dei volontari potenziali nel 2023, il numero è quadruplicato. Questa indagine conferma il grande potenziale di solidarietà e partecipazione della società toscana, ma evidenzia anche una sfida cruciale: il rischio di una crescente distanza tra cittadini e istituzioni. Il volontariato può essere il ponte per colmare questo divario, favorendo nuove forme di collaborazione e rafforzando il legame sociale. Valorizzare il terzo settore significa non solo sostenere il welfare, ma anche promuovere una cultura della partecipazione attiva e della fiducia reciproca. È necessario sviluppare modelli innovativi di integrazione tra volontariato e istituzioni, affinché l’impegno civico diventi sempre più parte di un processo condiviso di costruzione del bene comune”.
“Viviamo un momento delicatissimo, in Toscana e in Italia - sostiene il curatore della ricerca Antonio Preiti - perché da un lato cresce la voglia di partecipare, dall’altro domina una sfiducia profonda verso ogni forma di rappresentanza collettiva. Dobbiamo credere nella spinta individuale al bene comune e trasformare questa fiducia in organizzazioni nuove, credibili, all’altezza del presente”.
Tra i bisogni sociali più sentiti dai toscani figurano il supporto alle persone vulnerabili (49,3%), seguito dalla prevenzione e salute pubblica (41,1%), povertà e emarginazione (39,9%), integrazione e inclusione sociale (26,7%), sostenibilità ambientale (20,8%), valorizzazione della cultura (16,9%).
Come detto, il 74,5% di chi oggi non è attivo nel volontariato si dichiara disponile a farlo, ma a determinate condizioni. Tra queste la flessibilità nella gestione del tempo (28,3%), fiducia e reputazione dell’associazione e delle persone coinvolte (26,4%) significato e impatto dell’attività risultano determinanti per il 33,3% degli intervistati, chiarezza organizzativa di compiti e ruoli (12,3%).
L’analisi delle motivazioni che spingono i toscani a partecipare alla vita civica e associativa rivela una forte predisposizione altruistica: 4 toscani su dieci indicano come motivazione principale per l’impegno civico il desiderio di contribuire al bene comune (43,9%).
Crisi della partecipazione politica e ruolo del terzo settore
Se il volontariato fiorisce, la partecipazione politica mostra segni di crisi: solo il 36% degli intervistati esprime un giudizio positivo sulle istituzioni, con un dato ancora più basso per le aziende private (33,1%). Il 48,1% ritiene che oggi i cittadini partecipino meno alla vita politica rispetto al passato, sottolineando un disimpegno crescente nei processi democratici tradizionali.
La percezione di deterioramento riguarda anche i servizi pubblici di welfare: il 68,9% degli intervistati ritiene che negli ultimi anni i servizi di sanità, pensioni e assistenza sociale siano diventati meno accessibili o meno efficaci.
L’indagine rileva anche un’attenzione particolare ai rischi connessi alla trasformazione digitale: l’82,3% degli intervistati percepisce le nuove tecnologie come una potenziale minaccia per i valori democratici, soprattutto a causa della disinformazione e della polarizzazione del dibattito pubblico. Tuttavia, i social media sono visti come strumenti utili per la mobilitazione e la promozione del volontariato, con il 50,2% degli intervistati che riconosce il loro ruolo positivo in questo ambito.
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