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Attualità lunedì 08 novembre 2021 ore 17:55
Virgo rileva altri 35 terremoti cosmici
Sono 90 le onde gravitazionali rivelate finora dall'interferometro di Cascina assieme ai due statunitensi. La maggior parte sono fusione di buchi neri
CASCINA — Sono 35 i nuovi eventi di onde gravitazionali osservati tra Novembre 2019 e Marzo 2020, durante la seconda parte del terzo e più recente periodo di osservazione di LIGO e Virgo, portano a 90 il numero totale di segnali gravitazionali rilevati finora dalla rete globale dei tre interferometri.
La maggior parte dei nuovi segnali ha origine dal vorticoso avvicinamento di due buchi neri fino alla loro fusione: veri e propri terremoti cosmici, che scuotono il tessuto dello spazio-tempo, generando una potente emissione di onde gravitazionali.
Altri due eventi, di cui uno già annunciato lo scorso Giugno, sono stati invece identificati come fusioni tra una stella di neutroni e un buco nero, una fonte osservata per la prima volta in quest'ultimo periodo di osservazioni di LIGO e Virgo.
Un ulteriore evento, rivelato nel Febbraio 2020, potrebbe provenire da una coppia di buchi neri o da una coppia mista di un buco nero con una stella di neutroni. Questi nuovi risultati sono stati pubblicati oggi dalle collaborazioni scientifiche di Virgo, LIGO e KAGRA nel terzo catalogo delle sorgenti transitorie di onde gravitazionali (GWTC-3), sull’archivio online ArXiv. Il catalogo è accompagnato da altre due pubblicazioni incentrate sulle conseguenze cosmologiche e astrofisiche dei dati.
Durante l'ultimo periodo di osservazione le collaborazioni LIGO e Virgo hanno emesso 39 avvisi in tempo reale di potenziali eventi di onde gravitazionali alla comunità scientifica: 18 di questi candidati sono stati confermati e altri 17 eventi sono stati aggiunti da ulteriori analisi offline.
Gli osservatori LIGO e Virgo sono attualmente sottoposti a un ulteriore aggiornamento e inizieranno il prossimo quarto periodo di osservazione nella seconda metà del 2022 con una sensibilità ancora maggiore, corrispondente a un volume dell'universo quasi 10 volte più grande e quindi una probabilità molto maggiore di captare segnali gravitazionali.
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