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Attualità giovedì 28 maggio 2020 ore 18:00

Covid, i bambini sono meno contagiosi? Questione di naso

Uno studio recente, riportato dall'Ars, ha evidenziato che l'organismo dei bambini esprime meno i recettori che il virus usa per aggredire gli umani



FIRENZE — In Toscana i bambini e gli adolescenti che hanno contratto l'infezione da SarsCov2 sono circa 3% della popolazione totale, la maggior parte ha manifestato sintomi lievi e nessuno è stato ricoverato in terapia intensiva. Quindi è ormai un dato di fatto anche nella nostra regione, come nel resto d'Italia e nel mondo, che i bambini e gli adolescenti si ammalano meno di Covid-19. Tuttavia ci sono molti studi in corso sul ruolo che hanno nella trasmissione del virus, anche per mettere a fuoco quale sia la reale efficacia di misure di contenimento come la chiusura delle scuole.

L'Agenzia regionale di sanità della Toscana ha preso in esame due recenti studi sulla questione che fanno luce su aspetti interessanti. E rincuorano.

Il primo, pubblicato su Jama, contiene una prima evidenza sul fatto che i bambini esprimono meno nel loro epitelio nasale i recettori ACE2, una proteina che si trova sulla superficie di molte cellule fra cui quelle della bocca, del naso e dei polmoni e che il nuovo coronavirus utilizza come porta d'ingresso per l'infezione respiratoria. Il fatto che l'organismo delle persone molto giovani abbia meno recettori ACE2 potrebbe spiegare perchè i bambini si ammalano meno e anche perchè, conseguentemente, potrebbero essere meno contagiosi degli adulti.

Più nel dettaglio, i ricercatori hanno scoperto che l'espressione del gene ACE2 in un individuo dipende dall'età: più è bassa, meno recettori ci sono mentre, via via, che l'individuo cresce, i recettori aumentano raggiungendo  la massima espressione in età adulta.

Anche una recente revisione sistematica di 700 articoli e lettere scientifiche disponibile in Medline e Embasesulla carica virale dei Covid positivi quando l'infezione è in corso, indicano che i bambini hanno una carica virale più bassa rispetto agli adulti e questo dovrebbe ridurre, anche se non annullare, il rischio di contagiare altre persone. Al momento i dati in proposito non sono molti ma l'indicazione è chiara. Gli studi sulla trasmissione del corovirus all'interno delle famiglie mostrano anche che raramente i bambini sono il caso indice (quello iniziale) e raramente causano focolai.

L'Ars conclude sottolineando che ricerche precedenti sulla trasmissione delle malattie respiratorie suggeriscono che i bambini in età scolare interagiscono principalmente con altri bambini piuttosto che con persone più anziane. Quindi più tempo i bambini trascorrono in asili e scuole e più possono diminuire il contatto con persone anziane presenti in famiglia, come ad esempio i nonni, molto più a rischio di ammalarsi gravemente.


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