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Attualità venerdì 21 aprile 2017 ore 15:30

Nuovo Pignone, il ricordo degli operai deportati

Cerimonia alla Nuovo Pignone per la commemorazione dell'anniversario della Liberazione dal nazifascismo con il governatore Rossi e Messeri



FIRENZE — Nella primavera del 1944 molte fabbriche fiorentine, fra cui la Nuovo Pignone, furono protagoniste di scioperi ed episodi di resistenza che risultarono cruciali per la Liberazione di Firenze e della Toscana dall'occupazione nazifascista. 

La Rsu della Nuovo Pignone, come ogni anno, ha ricordato l'eccidio consumatosi settantadue anni fa con una cerimonia alla quale ha partecipato, fra gli altri, il presidente della Regione Enrico Rossi e il presidente del Nuovo Pignone Massimo Messeri.

Dopo la deposizione della corona, interventi in sala mensa in memoria dei martiri trucidati nei campi di sterminio nazisti e degli eroi caduti per la Resistenza. Alle celebrazioni hanno partecipato i dipendenti (circa 6000), la dirigenza e le organizzazioni sindacali.

"Questo episodio – ha detto Rossi rivolgendosi alle maestranze riunite nella sala mensa dello stabilimento - fu parte di un grande movimento di resistenza che dette un contributo decisivo alla liberazione del nostro Paese e che fu quindi alla base della nostro Repubblica democratica che nacque con la Costituzione. Oggi gli ideali alla base dell'impegno di allora sono ancora attuali ma, alla luce della globalizzazione, vanno giocati innanzitutto in una dimensione non solo nazionale, ma europea e poi mondiale. La risposta ai gravi problemi di oggi, il lavoro, la tutela delle persone, la pace, non può arrivare da atteggiamenti di chiusura, di egoismo, di protezionismo, ma con un impegno dentro l'Europa, dentro una Europa rinnovata, che non sia attenta solo all'economia, ma inclusiva, solidale, che riconosca i diritti dei lavoratori".

"Tuttavia voglio dirvi che io sono ottimista – ha concluso Rossi – "perché vedo che c'e' una generazione di giovani che si sta impegnando. Penso a Gabriele Del Grande che si è impegnato a dar voce a chi non ha voce, e che e' stato arrestato in Turchia, da un regime che ha ormai tratti fortemente autoritari. Penso anche a Giulio Regeni che si occupava dei diritti dei lavoratori in Egitto, penso a tanti giovani che hanno una visione mondiale e credono che la lotta per un mondo migliore sia un motivo forte di impegno per la loro vita. A queste persone dobbiamo dare tutto il nostro sostegno".


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servizio di Serena Margheri
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