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Attualità venerdì 27 novembre 2015 ore 18:35

La paura di Daesh e la lezione della Libia

Al vertice Nato di Palazzo Vecchio i ministri Gentiloni e Pinotti hanno ribadito che l'Italia non interverrà in Siria in assenza di una exit strategy



FIRENZE — Il vertice del gruppo speciale per il Mediterraneo e il Medio oriente dell'assemblea parlamentare della Nato si è concluso, dopo due giorni di intensi dibattiti che hanno coinvolto i deputati di 40 paesi da mezzo mondo.

Al centro dell'incontro, la minaccia rappresentata dagli uomini di Abu Bakr al-Baghdadi, autoproclamatosi Califfo e fondatore del sedicente Stato islamico. 

Un occasione in più per fare chiarezza sul ruolo dell'Italia nel contrasto ai terroristi di Daesh, acronimo arabo per definire lo Stato islamico di Iraq e del Levante ma soprattutto termine dal suono dispregiativo scelto dalla comunità internazionale per definire l'Isis.

"Non si possono aprire troppi fronti - ha detto il ministro della Difesa Roberta Pinotti a proposito di un intervento diretto in Siria - Nessuno ha dei numeri alti come nostri, con 5700 militari impegnati nelle missioni internazionali".

Il vero problema però è un altro. "Certo non possiamo esimerci dall'intervenire quando sono minacciate la nostra sicurezza e i valori fondamentali in cui crediamo - ha aggiunto -. dobbiamo agire per scoprire e neutralizzare il terrorismo, le sue capacità operative, la sua logistica, i flussi finanziari che lo alimentano".

"Prudenza non vuol dire inazione, e neanche ignavia - ha precisato il ministro - La posizione italiana è molto chiara direi dall'inizio della crisi siriana, anche dai Governi precedenti. Laddove non c'è una chiarezza del percorso politico che induca una definizione degli obiettivi militari, non c'è nessun impegno dell'Italia nelle operazioni militari. Fino a quel momento no".

Anche perchè la lezione della Libia è stata appresa. "Come in Iraq, come in Afghanistan, anche in Libia l'Italia si assumerà le sue responsabilità - ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni - Serve una cornice, un accordo fra le parti libiche e un via libera delle Nazioni Unite, nelle prossime settimane. Certamente l'Italia avrà un ruolo molto importante di coordinamento in Libia".


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