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Cronaca domenica 08 gennaio 2023 ore 18:15

Unità antiveleno, chi sono i cani che salvano altri animali

unità antiveleno
Una delle unità cinofile antiveleno dei carabinieri

Dopo gli episodi di avvelenamento avvenuti a Firenze sono entrate in azione unità cinofile specializzate. Come operano? E' pericoloso? Le risposte



FIRENZE — Un'autentica strage di cani innocenti, quella che si è perpetrata nei primi giorni del 2023 a Firenze dove in particolare un parco - quello di San Bartolo a Cintoia - sarebbe stato disseminato di esche avvelenate. Sono 6 i cani morti, molti altri quelli salvati per un soffio, e l'autopsia effettuata su uno degli esemplari deceduti ha rilevato come causa della morte avvelenamento da stricnina.

Così nel capoluogo toscano sono entrate in campo loro: le unità cinofile antiveleno. Cani che salvano altri animali, e che insieme ai loro conduttori formano un unico organismo a sei zampe, un binomio, in grado di individuare e bonificare le zone sospette.

A Firenze sono intervenute unità cinofile dei carabinieri biodiversità di stanza a Follonica col supporto del personale del reparto polizia ambientale della Municipale, mediante l’ausilio di due cani specializzati, un labrador e un pastore belga malinois capaci di individuare esche avvelenate o potenzialmente pericolose.

Da ricordare che il rilascio sul territorio di bocconi avvelenati è una violazione di natura penale che può integrare il delitto di cui all’articolo 544 bis del Codice Penale se ha per conseguenza la morte dell’animale: in quel caso è punibile con la reclusione da quattro mesi a due anni.

Per quanto riguarda i carabinieri, a fine 2022 in Italia erano operanti in 13 regioni italiane complessivamente 17 unità cinofile antiveleno, con 22 cani in tutto fra pastori belga malinois e labrador che conseguono la specializzazione dopo 6 mesi di addestramento specialistico. 

Per il cane cercare e trovare è un gioco, e la sua motivazione è ottenere coccole o un balocco, insomma un premio, dopo avere individuato il target. Il cane fiuta, e quando scova un punto sospetto adotta un comportamento di segnale: sedendosi, ad esempio. La sua preparazione - così come quella dell'intera unità, vale a dire umano compreso - non è dissimile da quella per la ricerca di altri target: droga, denaro, persino alcune malattie o certi tipi di insetti infestanti.

Il quattro zampe viene di fatto allenato a seguire una sola pista di odore, selezionandola fra le moltissime che il suo olfatto sopraffino percepisce e incalzandola fino al punto d'origine. E qui scatterà il segnale, con il premio conseguente in un tripudio di coccole o prelibatezze come rinforzo positivo.

Col veleno c'è però una variabile in più che potrebbe persino inibire un conduttore, specie se inesperto: il pericolo di ingestione da parte del cane di un'eventuale polpetta killer. Il cane adeguatamente formato non lo fa, ma ci sono unità cinofile in cui il quattro zampe per maggior sicurezza viene fatto lavorare con la museruola, così che non possa assecondare languorini o tentazioni.


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