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Attualità giovedì 13 aprile 2023 ore 18:40
Volontariato, mezzo milione di toscani pronti a dare una mano
Presentata dal Cesvot un'indagine sul terzo settore. Confronto aperto sulle strategie per rendere più attrattive le associazioni del terzo settore
FIRENZE — Sarebbero almeno mezzo milione i volontari potenziali, ovvero i toscani pronti a lasciarsi coinvolgere nelle attività delle associazioni di volontariato, seppure ad alcune condizioni. Il dato fa parte di un'indagine condotta dall'Università di Pisa e presentata durante il convegno Sentirsi parte, il volontariato dalla dimensione individuale a quella collettiva, organizzato dal Cesvot e dalla Regione Toscana a Firenze.
“Questo convegno è l’occasione per confrontarsi sul futuro del volontariato, capire chi sono i potenziali volontari e come intervenire per fare in modo che la loro spinta di cittadinanza attiva e solidarietà non vada dispersa ma possa mettere in circolo nuove energie per l’intera società - ha spiegato Luigi Paccosi, presidente Cesvot - Abbiamo creato un’occasione di confronto aperta a tutti unendo il mondo del terzo settore, quello della ricerca e delle istituzioni e ci auguriamo una costruttiva e stimolante partecipazione che possa portare a immaginare e progettare nuove pratiche di partecipazione collettiva”.
L'indagine sui potenziali volontari è stata condotta da Andrea Salvini del Dipartimento di Scienze Politiche dell'ateneo pisano e si divide sostanzialmente in due parti. La prima è dedicata interamente alla presentazione dell’indagine e dei suoi risultati. La seconda parte è costituita dai contributi di Riccardo Bonacina, Riccardo Guidi, Gabriella Punziano, Adriana Schiedi, Francesco Vasca.
PRINCIPALI DATI DELL'INDAGINE
La popolazione di riferimento è costituita dai cittadini toscani compresi tra 18 e 70 anni.
- La stima della popolazione che svolge attività di volontariato in ets. Si tratta del 10,7% (in valore assoluto, 262.017 cittadini). Si tratta di un dato importante e positivo, perché si allinea al dato Istat del periodo della pandemia;
- la stima della popolazione che svolge attività di volontariato ma non in ets. Si tratta del 5,9% (in valore assoluto, 144.476 cittadini);
- la stima dei volontari potenziali. Si tratta del 20,8% della popolazione (in valore assoluto, 510.371 cittadini) Altissima tra i rispondenti disponibili a svolgere volontariato la fascia giovanile dai 18 ai 24 anni che arriva al 36,9%. Le preferenze relative ai settori di intervento sono: assistenza sociale e protezione civile (21.9%), cultura, sport e attività ricreative (21.9%), sanità (15.8%), ambiente (14.5%) e istruzione e la ricerca (11%). La percentuale dei volontari potenziali si riduce a 7,1% (173.144 cittadini) se si considerano solo coloro che si dichiarano disponibili “senza condizioni”, e che dunque potrebbero essere “pronti”, se adeguatamente intercettati dalle organizzazioni, a operare in un ente del terzo settore.
- le condizioni (principali) che non consentono ai volontari potenziali di tradurre la propria disponibilità (potenziale) nella decisione effettiva e concreta di impegnarsi in attività di volontariato in ets. Tali condizioni riguardano la difficile compatibilità con gli impegni familiari (30.5%) e di lavoro (33.7%);
- l’eventuale preferenza (da parte dei cittadini che non
svolgono volontariato) a svolgerlo in ets o in modalità alternative (non
organizzate). Il 40% della popolazione toscana, se dovesse decidere in
futuro di fare volontariato, lo farebbe in un ets. Il 37%, se dovesse
decidere di fare volontariato, lo farebbe in forme non organizzate.
I VOLONTARI POTENZIALI
Cosa chiedono i volontari potenziali? Flessibilità sui tempi (30,8%), innovazione nell’organizzazione e nei progetti (19,3%), valorizzazione delle proprie competenze (19,1%), coinvolgimento nelle attività di informazione su attività e iniziative (15,2%).
Quello che emerge dalle risposte all’indagine è che oggi fare volontariato è sì un’espressione pragmatica di solidarietà e di utilità sociale che tuttavia deve combinarsi con il benessere personale; il sacrificio è sostituito dalla gratificazione, la dedizione è sostituita dalla discontinuità,
cioè dalla necessità di rendere compatibile l’attività di volontariato
con le altre attività della propria vita. L’appartenenza si realizza
senza “identificazione” nei valori dell’associazione. Infine, la gratuità
viene riconsiderata alla luce dei costi che i volontari si assumono
nello svolgimento delle attività volontarie, costi di cui sempre più
spesso si chiede una qualche forma di compensazione (monetaria o meno).
Il volontariato in organizzazione diviene così una modalità tra le molte
possibili, di realizzazione identitaria e personale. Le statistiche
cominciano a raccontare dell’esistenza di un volontariato diverso più
confacente alle sensibilità attuali, quello chiamato “personale” o “fai da te”, e comunque non svolto in organizzazioni e non in ets.
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