Attualità martedì 27 ottobre 2015 ore 16:30
Il futuro è scritto nel Dna delle piante
Stefano Mancuso, docente dell'università di Firenze, ha tenuto la prima lectio galileiana della XII edizione di Pianeta Galileo davanti a 100 studenti
FIRENZE — Che l'invenzione maggiormente rivoluzionaria del secolo scorso sia il web non è certo una scoperta. Quello che forse non tutti sanno è che il modello su cui è stato costruito internet è identico a quello della rete radicale, ovvero il sistema di radici delle piante che costituiscono il cervello dell'albero stesso e i cui apici sono in interconnessione tra loro: una rete che permette lo sviluppo del sistema intero preservando la sicurezza del singolo albero. Questa teoria è stata sviluppata dal professor Stefano Mancuso dell'università di Firenze, che ha tenuto la prima lectio galileiana della dodicesima edizione di Pianeta Galileo, il programma di divulgazione scientifica promosso dal consiglio regionale. Secondo Mancuso è finita l'epoca in cui per costruire gli oggetti d'uso comune si prendevano a modello solo gli animali.
"Le piante - ha detto Mancuso - si muovono senza energia, sono coscienti dell’ambiente che le circonda e dei suoni, hanno una consapevolezza spaziale”.
Al primo appuntamento di Pianeta Galileo ha partecipato anche il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani.
“Pianeta Galileo – ha detto Giani – rappresenta l’incontro tra l’assemblea regionale e il mondo della formazione sul tema della cultura scientifica. La Toscana è comunemente considerata terra di arte e cultura, ma ritengo che affidare l’immagine e l’identità della nostra regione solo all'aspetto artistico e culturale sia limitativo. La Toscana è terra che nel corso dei secoli ha visto maturare l’interesse verso la ricerca e la scienza”.
E un appello al governo affinché aumenti le risorse destinate alla ricerca è arrivato dal nuovo rettore dell'Università di Firenze, Luigi Dei.
"Non servono misure una tantum come quella di assumere 500 professori universitari e destinare 55 milioni di euro per il reclutamento di mille ricercatori - ha detto Dei - servono misure strutturali in modo che si possa programmare la ricerca".
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