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Attualità mercoledì 26 giugno 2024 ore 09:30

Biometano dai rifiuti, in Toscana un nuovo biodigestore

Il nuovo impianto
Il nuovo impianto

Col suo gemello di recente attivazione a Montespertoli, il nuovo impianto della Valdera porta la Toscana un passo avanti verso l'autosufficienza



PECCIOLI — Il cammino della Toscana verso l'economia circolare passa per Peccioli, dal nuovo biodigestore anaerobico ad alta tecnologia appena inaugurato in mezzo alle colline dell'Alta Valdera e che - col suo gemello di recente attivazione a Montespertoli - garantirà l’autosufficienza dei comuni della Toscana centrale e di quella costiera quanto a trattamento della frazione organica da rifiuti solidi urbani e verde.

A realizzare l'impianto è stata la società Albe, una joint venture partecipata al 50% da Alia Multiutility e al 50% da Belvedere. Il biodigestore anaerobico, che si trova all’interno del polo tecnologico della società Belvedere, è in grado di trattare annualmente 97mila tonnellate di rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata della frazione organica, oltre a 8mila tonnellate di verde derivante da sfalci e potature, che daranno origine a 8 milioni di metri cubi di biometano e a 18mila tonnellate di ammendante compostato misto da poter utilizzare in agricoltura.

Con l'impianto di Peccioli per la Toscana si apre così una nuova fase: quella dell’indipendenza nella gestione dei rifiuti organici con produzione di energia pulita grazie al biometano e al compost, il che permetterà di chiudere la catena delleconomia circolare. In particolare, il biometano rappresenta un importante contributo per ridurre la dipendenza nazionale dalle importazioni e per consentire il passaggio da un’economia basata sui carburanti fossili ad una più pulita e sostenibile.

Il taglio del nastro

Il taglio del nastro. Da sinistra Silvano Crecchi, Simone Boschi, Renzo Macelloni, Monia Monni, Lorenzo Perra

Segreti e numeri del nuovo impianto

L’impianto di Peccioli si sviluppa su una superficie di circa 3 ettari, comprende 4 capannoni industriali e altri manufatti impiantistici e prevede 9 sezioni diverse di lavorazione. 

Nella prima sezione, composta da un capannone di 2.000 metri quadrati di superficie, arriveranno in prima battuta i sacchi di rifiuti organici derivanti dalla raccolta differenziata urbana e avverrà una prima selezione dei materiali, durante la quale verranno rimossi i piccoli residui di frazioni estranee, come i metalli e le plastiche. Il materiale organico selezionato verrà poi inviato ai tre digestori, vero cuore del sistema, all’interno dei quali specifici batteri anaerobici trasformeranno le lunghe catene organiche di carbonio in metano e in altri gas organici. 

Al termine del processo di digestione la parte solida residua, una specie di fango, chiamato ‘digestato’, verrà pompata nella sezione di miscelazione, situata in un altro capannone di 12mila metri quadrati di superficie, che comprende anche le successive sezioni dedicate al compostaggio e alla raffinazione del compost, per essere prima mescolato con il rifiuto verde (sfalci e potature) e poi inserito in 20 biocelle lunghe 30 metri e larghe 6,5. 

All’interno delle biocelle la miscela ottenuta attraverserà una seconda fase di ‘digestione’ durante la quale i batteri, stavolta aerobici, la stabilizzeranno e la igienizzeranno, trasformando la materia putrescibile in compost organico, che poi sarà ulteriormente raffinato per dare vita ad un prodotto, l’ammendante compostato misto, pronto per essere utilizzato in agricoltura

Parallelamente, il biogas grezzo estratto dai biodigestori sarà inviato alla sezione di up grading, costituita da una serie di torri e tubazioni, che lo trasformerà in biometano avanzato da poter utilizzare come carburante per i veicoli o come combustibile nei bruciatori. Una volta raffinato, il biometano verrà deumidificato e compresso per essere caricato sui carri bombolai alla pressione di 220 bar e quindi portato sul mercato.

Circolare: ecco come

L’impianto è stato realizzato in maniera tale da utilizzare, per il proprio funzionamento, come fonte primaria di energia, proprio il biogas prodotto dalla vicina discarica di Belvedere, fonte di energia rinnovabile. Il biogas della discarica arriva all’impianto lungo un’apposita conduttura, viene trattato per rimuove gli inquinanti mediante filtri a carbone attivo e poi utilizzato da due cogeneratori di corrente da 650 kW ciascuno, che forniscono energia elettrica a tutta la struttura, e da due caldaie da 800 kW che forniscono il calore necessario per i digestori e per le fasi di compostaggio. 

I lavori di costruzione dell’impianto hanno previsto la riqualificazione di tutta l’area interessata (compresa la sponda di là dall’impianto del Rio Melogio) con una sistemazione accurata, la realizzazione di opere civili ed elettromeccaniche e l’inserimento dell’infrastruttura nell’ambiente in modo assolutamente rispettoso. 

La struttura, realizzata con un investimento economico di 71 milioni di euro (40 milioni circa per le opere impiantistiche in senso stretto, altri 30 milioni per opere civili e di urbanizzazione, compresi sottoservizi e viabilità) entrerà a regime nel corso del 2025 dopo alcuni mesi di rodaggio, ed è stata concepita come ‘aperta’ agli utenti, con lo scopo di evidenziare la missione dell’impianto stesso: recuperare materia preziosa e produrre energie rinnovabili. 

Per fare funzionare l’impianto sono previste almeno 15 nuove assunzioni di personale operativo, alcune già effettuate, altre ancora da portare a termine.

I capannoni fanno da tela a due opere d'arte

Con l’obiettivo di valorizzare l’inserimento del nuovo impianto nel bellissimo contesto delle colline dell’Alta Valdera si è scelto di utilizzare i capannoni come base per due opere d’arte di artisti di fama internazionale. Il capannone del compostaggio da 12mila metri quadri ospita sulla copertura l’opera ‘Germoglio’ dell’artista Remo Salvadori: il fiore della vita, a cui si allude, è un simbolo del germoglio che nasce dal caos per poi creare una trasformazione. 

Sempre sul capannone del compostaggio, ma sulla facciata lunga oltre 200 metri, l’artista David Tremlet ha realizzato l’opera pittorica ‘Untitled’ partendo da una griglia geometrica e intersecata a una sequenza di forme astratte regolate e distribuite sulle superfici secondo criteri in cui predomina l’attenzione alla proporzione e ai rapporti spaziali che nascono dalla loro combinazione e assemblaggio. 

I colori selezionati dall’artista - l’ocra, il rosa, il marrone e le diverse gradazioni di grigio - rimandano alle colline circostanti, fattore determinante e fonte di ispirazione per il concepimento di una nuova opera da realizzarsi intorno a Peccioli.


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