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Attualità sabato 10 dicembre 2022 ore 18:30

Astrofisico toscano nel team che ha scoperto le prime galassie

Stefano Carniani

Sono le galassie più vicine al Big Bang mai rilevate. Un astrofisico della Scuola Normale nel team di ricerca che ne ha confermato l’esistenza



PISA — C'è anche Pisa, con l’astrofisico Stefano Carniani della Scuola Normale Superiore, tra i protagonisti della scoperta di 4 galassie dell’universo primordiale, le più vicine al Big Bang finora osservate.

In base a quanto emerso dai primi dati del progetto di ricerca Jades, finalizzato all’identificazione e allo studio delle galassie e dei buchi neri primordiali, la loro luce risalirebbe a “soli” 350 milioni di anni dopo il Big Bang, ovvero al tempo in cui l’età dell’universo era appena il 2% di quella attuale. Il telescopio spaziale James Webb, frutto della collaborazione tra Nasa, Agenzia Spaziale Europea e Agenzia spaziale canadese, è il mezzo con il quale il team di ricerca internazionale è giunto a questa scoperta.

L’analisi di tali dati è stata condotta da un team di astrofisici internazionale: in Gran Bretagna, da Emma Curtis-Lake dell’Università di Hertfordshire e Sandro Tacchella dell’Università di Cambridge; negli Stati Uniti da Brant Robertson dell’Università di Santa Cruz; in Italia da Stefano Carniani, della Scuola Normale Superiore.

“Le quattro galassie osservate con Webb sono particolarmente interessanti in quanto potrebbero rappresentare le progenitrici della Via Lattea – spiega Carniani -. La luce che vi proviene è principalmente emessa da stelle giovani, un indicatore che conferma che stiamo osservando le prime fasi evolutive di queste galassie. Inoltre l’elaborazione dei dati ha consentito di determinare le dimensioni di questi oggetti, che sono risultati circa 500 volte più piccoli della Via Lattea pur formando nuove stelle con un tasso annuo simile a quello della nostra galassia”.

Fino a questo momento gli astrofisici potevano solo ipotizzare l’esistenza di galassie nelle prime fasi di vita dell’Universo, mentre oggi il telescopio Webb, in particolare grazie allo spettrografo Near-Infrared Spectrograph (NIRSpec), è in grado di trasformare le ipotesi in certezze grazie all’acquisizione di spettri elettromagnetici. “Tra l’altro questi spettri mostrano esattamente ciò che ci aspettavamo dalle galassie primordiali, ovvero che la luce emessa alle lunghezze d’onda più corte è completamente assorbita dall’idrogeno neutro nell’universo primordiale. Il progetto di ricerca Jades è solo all’inizio e nel corso del 2023 il telescopio Webb ci permetterà di rispondere ad alcune delle domande ancora aperte nel campo dell’astrofisica. Il nostro obiettivo è, in primis, continuare la ricerca delle prime galassie determinando i meccanismi che hanno portato alla loro formazione ed evoluzione”.


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