Cronaca venerdì 17 maggio 2019 ore 13:20
Muore docente, aveva decifrato sequenza Fibonacci
Docente di Petrologia al Dipartimento di Scienze della Terra, era conosciuto per aver saputo leggere la serie di Fibonacci sulla chiesa di San Nicola
PISA — Il professor Pietro Armienti è deceduto improvvisamente nelle scorse ore lasciando la sua famiglia e la comunità accademica nello sconforto.
Nato a Taranto nel 1957, si è trasferito a Pisa nel 1975, in seguito all’ammissione alla classe di scienze della Scuola Normale Superiore. Laureato in Geologia nel 1980, era professore ordinario di Petrologia dal 2001 presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa. Ha servito l'Ateneo, tra l’altro, come membro del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione.
Vastissimo il suo campo di studi che l'ha portato a indagare tematiche geologiche da punti di vista inediti, superando le barriere disciplinari.
Ecco come lo ricorda Sergio Rocchi, direttore del Dipartimento di Scienze della Terra, dalle cui parole emerge il ritratto di una persona e di uno studioso stimato da tutti i suoi colleghi e allievi.
"Le sue ricerche geologiche sono partite dai sistemi vulcanici attivi dei Campi Flegrei, dell’Etna, di Lanzarote (Canarie) e della Terra Vittoria (Antartide). Proprio in Antartide Pietro Armienti ha svolto attività pionieristicamente romantiche, come la prime spedizioni italiane e la scoperta di uno degli ultimi vulcani attivi ancora sconosciuti sulla Terra. D’altra parte, le sue sei spedizioni scientifiche in Antartide lo hanno portato a sviluppare complessi e provocatori modelli eterodossi sulla distribuzione di elementi e isotopi radiogenici nel mantello terrestre, per poi iniziare a sviluppare idee e modelli climatici e paleoclimatici con approcci non convenzionali. Una Antartide ricca di spunti scientifici, ma anche, secondo Pietro, luogo ideale per leggere la Divina Commedia.
L’attività di ricerca di Pietro Armienti si è a lungo concentrata nel settore dell’analisi tessiturale quantitativa delle rocce ignee e per l’interpretazione termodinamica della cinetica di cristallizzazione dei magmi. L’attività scientifica non è mai rimasta disgiunta dal senso pratico, che gli ha permesso di acquisire la titolarità di tre brevetti relativi allo sviluppo di modelli stereologici relativi alla misura delle Crystal Size Distributions con applicazione pratica alla caratterizzazione e valorizzazione dei materiali lapidei, e di progettare metodi per lo smaltimento e riciclo delle macerie dei terremoti.
Questa vasta attività di ricerca può essere riassunta nelle sue oltre 120 pubblicazioni scientifiche e nei numerosi progetti di ricerca finanziati. Ma rimarrebbe una lettura parziale e limitante se dimenticassimo le testimonianze della brillante e curiosa intelligenza di Pietro, che lo ha portato a indagare tematiche geologiche da punti di vista inediti. La sua mente eclettica lo ha anche portato a superare le barriere disciplinari, offrendoci a sorpresa idee sull’applicazione dell’analisi di immagine (dal microscopio petrografico alle immagini satellitari), e risolvendo problematiche ambientali anche complesse. Soltanto una mente aperta come quella di Pietro sarebbe stata in grado di legare insieme l’arte, la storia e la matematica, leggendo la serie di Fibonacci sulla facciata medievale di una chiesa di Pisa, o scoprendo la vera utilità del Qibla finder, uno complesso strumento di navigazione, scambiato da tutti per un portalumi. Per questi spunti geniali, non soltanto la comunità scientifica è in debito con Pietro, ma anche la città di Pisa, che grazie a lui ha accresciuto la propria eredità culturale dell’età d’oro della sua Repubblica, dove conoscenza, capacità di calcolo, interazione col medio-oriente e commercio hanno costruito una prosperità di rilevanza mondiale.
Pietro Armienti ha saputo sorprenderci continuamente, perfino nel modo in cui ci ha lasciati. Eppure, tutta questa scienza esplorata senza frontiere impallidisce di fronte al maestoso insegnamento implicito nel metodo col quale Pietro ha affrontato la sua malattia. Mai un moto di disperazione, mai un lamento, mai un autocompianto. La sua mente brillante iperattiva ha sempre dominato un corpo che avrebbe messo in difficoltà chiunque, ma non Pietro Armienti. Sempre al pezzo tutti i giorni, proponendo soluzioni semplici a grandi problemi scientifici. Semplicità che Pietro ha sempre proposto nella quotidiana vita accademica e che troppo poco abbiamo saputo sfruttare. Tutto accompagnato da una raffinata simpatia nel cogliere problematiche dei nostri tempi e stemperarle in quelle due o tre parole indimenticabili, dall’approccio magico necessario per risolvere i problemi dei primi computer, alla frenesia dell’editing al momento di sottomettere un articolo, fino alla più grave delle malattie moderne, la diagnosi.
Avremo tutti da ripensare a lungo alle idee e ai metodi che Pietro Armienti ha seminato con leggerezza e giocosa ironia nel troppo breve tempo che è stato tra noi."
Le esequie saranno celebrate sabato 18 maggio alle ore 16.00 nella chiesa di San Nicola in via Santa Maria, la chiesa nella cui facciata Pietro ha saputo leggere quella serie di Fibonacci che nessun altro, in molti secoli, era riuscito a vedere.
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