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Attualità domenica 22 marzo 2020 ore 17:50

Fabbriche chiuse, gli industriali non ci stanno

Confindustria in Toscana contraria alla nuova stretta anti-Covid del Governo. "Evitare il rischio di conseguenze irreversibili sul sitema produttivo"



PRATO — Muro degli industriali contro il nuovo giro di vite sulle regole a contrasto del Covid-19 annunciato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte nella tarda serata che ha disposto la chiusura fino al 3 aprile di tutte le attività che non siano "strettamente necessarie, cruciali, indispensabili a garantire beni e servizi essenziali".

"Il sistema confindustriale toscano - si legge in una nota congiunta delle Confindustrie toscane - consapevole della gravità della situazione e con grande senso di responsabilità verso il Paese e verso la sicurezza dei propri collaboratori, chiede chiarezza sulle disposizioni annunciate ieri sera dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, vista anche la preoccupante insufficienza delle informazioni a distanza di molte ore dall’annuncio del decreto; le imprese toscane sottolineano, inoltre, alcune esigenze prioritarie del sistema produttivo per evitare il rischio che la situazione generi conseguenze irreversibili per la futura prosecuzione dell’attività

Per ora, si spiega in una nota di Confindustria Toscana Nord, circola "in maniera ufficiosa un elenco, basato sui codici Ateco (la classificazione ufficiale delle imprese in base alle loro specializzazioni produttive), che si auspica non sia confermato perché largamente insufficiente e non coerente con le necessità tecniche della produzione".

Per gli industriali il problema sta anzitutto nei tempi: "E' impensabile che le aziende non abbiano nemmeno il tempo necessario per espletare le operazioni minime per mettere in sicurezza impianti e prodotti la cui lavorazione è magari a metà processo e che potrebbero deteriorarsi in maniera irrecuperabile. Un chiarimento in merito è urgente ed è importante che le imprese abbiano almeno 72 ore per potersi organizzare".

Ancor più preoccupazione la destano, secondo gli industriali, le tipologie di aziende che potranno essere incluse o meno nell'elenco ufficiale di chi può stare aperto e di chi deve chiudere: "Nell'elenco delle aziende essenziali sono incluse tipologie come tessuti e non tessuti di uso sanitario che richiedono alcune fasi di lavorazione svolte da aziende non comprese nell'elenco. Un tema particolare è legato alla riconversione, fortemente caldeggiata dalle autorità, che sta conducendo verso la produzione di mascherine, dispositivi di protezione e prodotti di uso sanitario anche aziende che fino a oggi si occupavano di altro (nel tessile, nell'abbigliamento e anche nel calzaturiero): è evidente la contraddittorietà di questa necessità con criteri che determinano la possibilità o meno di tenere aperto sulla base di codici Ateco che saranno di fatto superati dalle necessità della riconversione".

Dall'elenco in circolazione, inoltre, per gli industriali "colpisce l'assenza dell'edilizia che può essere indispensabile per manutenzioni a infrastrutture come strade e autostrade e ad edifici produttivi". 

Al momento, queste sono le attività che rimarranno aperte comunicate dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte:

- tutti i supermercati e i negozi di generi di prima necessità, senza restrizioni di giorni e orari, dunque non c’è ragione di fare corse e code per gli acquisti

- farmacie e parafarmacie

- servizi bancari, postali, assicurativi, finanziari

- tutti i servizi essenziali come i trasporti

- le attività accessorie e funzionali a quelle essenziali

- le attività produttive rilevanti per la produzione nazionale

- al di fuori delle attività essenziali è consentito soltanto il lavoro in modalità smart working


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