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Cronaca martedì 14 maggio 2024 ore 18:30

Bonus facciate con truffa da 5,9 milioni di euro

guardia di finanza

Un sistema di false fatture generava crediti d'imposta fittizi, poi monetizzati tramite cessione. Operazioni in mezza Italia, soldi in Toscana



PROVINCIA DI PRATO — Un sistema di false fatture per generare crediti d'imposta fittizi da monetizzare poi tramite cessione a un istituto di credito: le truffe da 5,9 milioni di euro circa sul bonus facciate al 110% erano perpetrate in mezza Italia, ma i soldi prendevano poi la via della Toscana e venivano bonificati a imprese della provincia di Prato condotte da persone di nazionalità cinese che a loro volta trasferivano il denaro all'estero.

E proprio la procura pratese ha coordinato la guardia di finanza di Cesena che ha portato alle prime luci dell'alba di oggi all'esecuzione di tre ordinanze di misura cautelare degli arresti domiciliari fra Alessandria, Napoli e Foggia. I tre dovranno rispondere di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e di emissione di fatture per operazioni inesistenti. Gli indagati sono 40.

Nel corso della stessa operazione, le Fiamme Gialle forlivesi hanno anche eseguito un decreto di sequestro preventivo di crediti d’imposta fittizi per circa 5,9 milioni di euro.

Le indagini sono partite dall’approfondimento di alcune segnalazioni di operazioni sospette e hanno consentito di appurare che una quarantina di persone, residenti in Piemonte, Emilia-Romagna, Campania, Puglia, Molise e Calabria, grazie all’utilizzo di false fatture per oltre 10 milioni di euro hanno potuto richiedere il rimborso di crediti d’imposta per oltre 7,3 milioni di euro relativi ai bonus facciate, per poi monetizzarli attraverso la cessione a un istituto di credito.

I finanzieri hanno altresì constatato che il ricavato ottenuto è stato bonificato a ditte riconducibili a soggetti di origine sinica, per lo più aventi sede nella provincia di Prato, le quali, a loro volta, lo hanno trasferito su conti esteri per farne disperdere le tracce.

Nel corso delle indagini le Fiamme Gialle hanno accertato che nessuno degli immobili associati alle richieste di bonus era mai stato interessato da interventi di ristrutturazione edilizia e che i soggetti richiedenti il beneficio non erano nemmeno proprietari o possessori degli stessi immobili, peraltro ubicati in regioni diverse rispetto al luogo di residenza dei finti intestatari.


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